Giovanna ha 82 anni e dopo una vita trascorsa nella sua casa tra le piccole vie di Bari vecchia, ha dovuto lasciarla, consapevole che da ora in poi quella dimora sarà abitata da sconosciuti, sempre diversi. La sua casa diventerà un bed and breakfast, accogliendo turisti di passaggio, come una coppia di americani o una famiglia in cerca di mare. Una storia che lascia l’amaro in bocca e che ben esplica quanto la pratica diffusa di trasformare abitazioni in strutture ricettive, non tenga conto minimante di chi, in quelle case magari, ci ha trascorso una vita. L’anziana ha lottato contro l’ordinanza di sfratto, ripetendo senza sosta “qui sono nata e qui voglio morire”, ma ha perso sia la battaglia che la casa. Quella casa l’aveva vista nascere, crescere e vivere, ma sembra che tutto questo non valga quanto la possibilità di offrire ai turisti un alloggio per le vacanze. Il turismo e il profitto che ne deriva hanno giustificato una serie di sfratti che ha colpito molte persone nei quartieri centrali di Bari, come riportato da La Repubblica.
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Il fenomeno sembra inarrestabile, e Giovanna non è la prima né sarà l’ultima. Diverse persone, come lei, si sono trovate una mattina a dover fare i bagagli dopo aver ricevuto una notifica di sfratto. Maria, una malata oncologica di 70 anni che vive con la figlia disoccupata di 33, sa già che alla fine dell’estate dovrà lasciare la sua casa vicino al mare. Don Tino, il parroco della chiesa di San Giuseppe, spiega che è molto più redditizio affittare le case ai turisti piuttosto che lasciarle agli abitanti di lunga data. I turisti possono permettersi di pagare molto di più, grazie ai loro stipendi più alti e ai fondi destinati alle vacanze. Anche le giovani coppie con redditi bassi trovano difficile trovare una sistemazione al centro, dovendo spostarsi nei paesi limitrofi a Bari. Un fenomeno che preoccupa la bella città sul mare sempre più ostaggio del turismo di massa.