
Striscia la Notizia, il programma di satira firmato da Antonio Ricci e simbolo dell’access prime time di Canale 5, non compare nei palinsesti autunnali pubblicati da Publitalia. Un’assenza clamorosa, confermata dal documento commerciale rivolto agli inserzionisti, che rappresenta la mappa ufficiale della programmazione da settembre a novembre.
Non si tratta di una svista. Nessuna menzione del programma neppure nella presentazione ufficiale tenuta l’8 luglio da Pier Silvio Berlusconi, dove sono state annunciate le novità di rete, tra cui il ritorno de La Ruota della Fortuna, la nuova edizione del Grande Fratello con Simona Ventura e la collocazione di Paperissima su Italia 1. Ma di Striscia, neanche una parola.
Berlusconi aveva annunciato il ritorno a novembre
La contraddizione è evidente. Proprio Berlusconi aveva dichiarato, davanti alla stampa, che Striscia sarebbe tornata a novembre, una volta concluso l’esperimento affidato a Gerry Scotti nella fascia dell’access. Ma ora il documento ufficiale racconta un’altra storia, e il fatto che non sia previsto spazio pubblicitario per la trasmissione fa pensare che il ritorno non sia affatto scontato.
La questione diventa ancora più significativa considerando la natura del file pubblicato da Publitalia: è lo strumento con cui si vendono gli spazi pubblicitari. E in quell’ambito, ogni voce ha un peso economico e strategico preciso. Escludere un programma da quella lista significa, nei fatti, metterlo in pausa.
L’effetto domino del successo di De Martino e Scotti
Negli ultimi mesi, l’access prime time è tornato al centro della competizione tra le reti. La Rai ha ottenuto ascolti record con Affari tuoi e Stefano De Martino, diventato un volto stabile del preserale. Canale 5 ha risposto con una serie di mosse, tra cui la riproposizione di format storici come La Ruota della Fortuna, che sta ottenendo buoni risultati.
È possibile che proprio questo successo stia spingendo i vertici Mediaset a prolungare l’esperimento, sacrificando temporaneamente Striscia. Una scelta che, per quanto discutibile sul piano simbolico, risponde a una logica di ascolti e posizionamento.
Il declino di un’icona o una pausa tecnica?
Il dubbio è tutto qui: si tratta di una pausa strategica o dell’inizio di un disimpegno più profondo? La seconda ipotesi non è affatto campata in aria. Da tempo si parla della necessità di alleggerire il carico produttivo del tg satirico e di ripensarne il format, anche in funzione dell’evoluzione del pubblico e del linguaggio televisivo.
Striscia è stata una colonna portante della tv commerciale italiana, capace di dettare stili, tormentoni e campagne di denuncia per decenni. Ma anche un format molto riconoscibile, forse troppo rigido per il panorama attuale. E vedere la trasmissione sparire – fosse anche solo per qualche mese – non è mai stato banale.
L’ultima stagione e le voci di un ridimensionamento
Già durante l’ultima stagione, si erano moltiplicate le voci su un possibile turn over tra il programma e altre proposte di access. Ricci stesso non aveva escluso una rimodulazione, anche per dare respiro al progetto. Le staffette tra conduttori, i periodi di pausa, l’inserimento di nuovi volti avevano già dato il segnale di un format in cerca di equilibrio.
Ora, però, siamo di fronte a un passaggio più netto. L’autunno 2025 di Canale 5 sarà il primo, dopo 35 anni, senza Striscia la Notizia in onda a settembre. E se è vero che Berlusconi aveva parlato di novembre, è altrettanto vero che nessun elemento ufficiale lo conferma.
Cosa resta oggi di Striscia
Il tg satirico ha attraversato stagioni d’oro e momenti più complessi, ha inventato linguaggi, lanciato personaggi, influenzato dibattiti. Ma il pubblico generalista si è frantumato, la satira ha trovato nuove vie – spesso sui social – e la centralità televisiva è cambiata. In questo contesto, tenere in vita un programma così strutturato non è più semplice.
Che sia un arrivederci o un addio, resta un dato: Striscia la Notizia non c’è nei palinsesti di Publitalia, e nessuno a Mediaset lo ha ancora spiegato davvero. E anche questo silenzio, in fondo, racconta qualcosa.