
È il filo di Arianna, il gomitolo da seguire che potrebbe condurre la sorella della premier e numero due di Fratelli d’Italia direttamente in Parlamento, più probabilmente al Senato. Gli ultimi indizi ci sono tutti: due settimane fa il battesimo internazionale a Washington per i 50 anni della Niaf, dove ha partecipato come capo delegazione informale di FdI, nonostante la presenza di due ministri e altri parlamentari. Un incontro ravvicinato anche con John Elkann, in ambasciata. Poi, gli appuntamenti elettorali: venerdì sarà a Lecce per presentare le liste provinciali in vista delle regionali, in attesa del grande evento di dicembre, Atreju, la festa del partito a Castel Sant’Angelo, dove tornerà su un palco di prima fascia.
Dietro le quinte, la preparazione è metodica. Arianna Meloni dedica ore alle lezioni di inglese, studia i dossier economici con parlamentari di fiducia – tra cui Francesco Filini, coordinatore del centro studi di FdI e uomo vicino al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari – e tiene una fitta agenda di incontri nella sede di via della Scrofa. Spesso lavora nella stanza che fu di Giorgio Almirante e poi di Gianfranco Fini, ora occupata dalla sorella premier, quasi “murata viva” a Palazzo Chigi.

Così Arianna Meloni si prepara al salto definitivo nella politica nazionale. Un ultimo balzo dopo una militanza trentennale iniziata nell’ombra di Giorgia, tra la sezione di Garbatella e quella di Colle Oppio, dove il suo compito era chiamare uno a uno gli iscritti dalle cabine telefoniche per ricordare la riunione convocata da Fabio Rampelli, allora capo dei “Gabbiani”.
Romanticismo e disciplina per la “sorella d’Italia”, oggi cinquantenne, due anni più grande della presidente del Consiglio. Tra le due, oltre ai tratti comuni, colpisce il timbro di voce identico, utilizzato un tempo per scherzi telefonici interni al partito: «So’ Giorgia». Invece era Arianna, la quasi parlamentare. Nessuno smentisce la prospettiva della sua candidatura: anzi, la confermano tutti, a bassa voce, con un passaparola crescente che accompagna l’avvicinarsi della fine della legislatura.
E la diretta interessata? Sorride e minimizza. Ripete spesso che «si può fare politica anche dalle retrovie». Eppure, come direbbe Nino Manfredi, “fosse che fosse la volta buona”. Dopo l’idea di candidarsi alle Europee, dopo le pressioni per inserirla come capolista alle Regionali del Lazio o alle Comunali di Roma, il momento sembra arrivato. Questa volta, davvero.

L’agenda politica di Arianna Meloni racconta una scalata misurata. Nell’agosto 2023 viene nominata responsabile del tesseramento e della segreteria politica di FdI. A maggio 2024, il primo comizio pubblico a Viterbo, città simbolo per la famiglia Meloni, dove la sorella fu eletta presidente di Azione Giovani nel 2004. Poi la svolta personale: la separazione ufficiale da Francesco Lollobrigida, ministro e padre delle figlie Vittoria e Rachele. Una rottura intima ma anche simbolica di emancipazione politica, pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto, seppur su piani diversi.
La premier, intanto, non si scompone. Le accuse di familismo non la turbano più. Dopo le prime risposte al vetriolo, Giorgia Meloni ha scelto il silenzio, consapevole che la sorella maggiore sta costruendo una sua autonomia politica. Cortese e accogliente, Arianna sa essere anche feroce quando serve: come quando replicò a chi proponeva di togliere la fiamma dal simbolo di FdI con un secco «È più facile che esca lui dal partito».
Un carattere che unisce fedeltà e determinazione, qualità che le hanno consentito di conquistare centralità nel partito. La sua figura, un tempo defilata, oggi incarna l’anima organizzativa e identitaria di Fratelli d’Italia, quella che tiene insieme il pragmatismo di governo e la memoria storica della destra italiana.
Gli osservatori politici vedono in Arianna Meloni non solo la “sorella della premier”, ma una dirigente in ascesa, pronta a capitalizzare anni di esperienza dietro le quinte. I suoi movimenti, sempre più visibili, alimentano l’idea di una candidatura destinata a pesare. In vista del 2027, le elezioni politiche delle due Meloni sembrano già scritte. Il filo, ormai, è teso: basta seguirlo.


