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Furto al Louvre, password del server “ridicola”: clamoroso imbarazzo dopo il colpo da 88 milioni

Pubblicato: 02/11/2025 16:01

Il museo più celebre del mondo finisce nell’occhio del ciclone non solo per il furto di gioielli di Napoleone dal valore stimato di 88 milioni di euro, ma anche per le gravi falle nei sistemi di sicurezza informatica.
Secondo quanto rivelato dal quotidiano Libération, documenti risalenti a un’ispezione del 2014 dell’Agenzia nazionale per la sicurezza dei sistemi informatici francese avrebbero segnalato un dettaglio sconcertante: la password del server di videosorveglianza del Louvre era semplicemente “Louvre”.
Un’anomalia che non si limita al museo parigino: anche un software di sicurezza fornito dall’azienda Thalès risultava protetto da una password altrettanto banale, “Thales”. Già all’epoca, l’ispezione aveva espresso preoccupazioni sulla vulnerabilità dei sistemi del museo, che oggi appaiono tristemente confermate dai fatti.

Louvre, il furto e le indagini

Il colpo è avvenuto lo scorso 19 ottobre, quando quattro persone, travestite da operai con gilet gialli, sono riuscite a entrare nella Galleria d’Apollo, una delle più prestigiose del Louvre. In pochi minuti hanno portato via preziosi gioielli appartenuti a Napoleone Bonaparte, scomparendo nel nulla.
Le indagini hanno portato finora all’arresto di sette persone, di cui quattro incriminate. Tre di queste sarebbero direttamente coinvolte nella rapina, mentre un quarto membro è accusato di complicità.
Secondo la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, i responsabili non appartengono alla criminalità organizzata internazionale, come si sarebbe potuto pensare, ma si tratta di criminali comuni residenti nella periferia di Parigi, precisamente a Seine-Saint-Denis.

I profili dei sospettati e i complici ancora ricercati

I sospettati, ha spiegato Beccuau, “sono persone vicine, che si conoscevano già prima della rapina”. Due di loro formano una coppia e vivono insieme con figli piccoli. Tutti hanno precedenti penali per reati comuni, in particolare per rapina aggravata, ma non per crimini su larga scala.
Uno dei principali imputati, un uomo di 37 anni, si è rifiutato di testimoniare. Ha undici precedenti penali, dieci dei quali per rapina aggravata, oltre a violazioni del codice stradale. Un altro membro del gruppo aveva un processo pendente per aver tentato di scassinare un bancomat.
Le autorità ritengono che il gruppo abbia agito senza appoggi esterni, ma non escludono la presenza di altri complici. La procura ha confermato che “almeno una persona è scomparsa” e che le indagini proseguono per individuare eventuali fiancheggiatori.

Un colpo che mette a nudo la gestione della sicurezza al Louvre

Oltre alla gravità del furto, l’aspetto più imbarazzante resta la leggerezza nella gestione della sicurezza informatica di un museo simbolo della cultura mondiale. La scoperta di password così elementari, a distanza di anni dalle prime segnalazioni, apre interrogativi pesanti sulla vigilanza e sulla protezione dei beni culturali francesi.
Il Louvre, già sotto pressione per il clamoroso furto, deve ora affrontare anche la vergogna di un sistema informatico fragile, che potrebbe aver involontariamente spianato la strada al colpo dell’anno.

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