
Giorgia Meloni ha presentato una querela contro Fabrizio Corona per diffamazione aggravata. Insieme all’ex re dei paparazzi, a processo c’è anche Luca Arnaù, ex direttore – per soli 19 giorni – del sito Dillingernews.it. Al centro della vicenda, un articolo pubblicato il 20 ottobre 2023 che ipotizzava un presunto legame sentimentale tra la presidente del Consiglio e un esponente politico siciliano.
Secondo la Procura di Milano, il pezzo intitolato “E se il cuore di Giorgia Meloni fosse già occupato? Dalla Sicilia ci raccontano che…” avrebbe diffuso notizie false e utilizzato immagini considerate “modificate”. La storia, poi smentita, coinvolgeva l’ex deputato di Fratelli d’Italia Manlio Messina. La premier, costituitasi parte civile, sarà ascoltata a Palazzo Chigi in una data ancora da definire. In aula era assente Corona, mentre Arnaù è stato sentito dai giudici.

Il racconto del giornalista: “Mi hanno trattato come un mafioso”
Durante l’udienza, Arnaù ha ricostruito la perquisizione subita dopo la pubblicazione dell’articolo: “Per questo articolo mi sono ritrovato 4 agenti della Squadra mobile in casa alle 6 del mattino, mia figlia di 9 anni piangeva, mi hanno portato via come un mafioso, mi hanno trattenuto per 8 ore in uno stanzone, mi hanno sequestrato computer e telefoni per un articolo di gossip. Sarebbe mai successo se la denuncia non fosse stata firmata da Giorgia Meloni?”. Una difesa che punta sul principio di libertà di stampa e sulla proporzionalità degli interventi giudiziari.
Il giornalista ha poi aggiunto: “Una bambina di 9 anni ha visto portare via suo padre all’alba per un reato di stampa, cose che non succedono nemmeno in Cina”. E ancora: “Ci rendiamo conto che in un Paese civile – ha aggiunto – un capo del governo non se la prende con un giornalista per un articolo di gossip” e che “la stampa deve essere libera di raccontare una voce, una chiacchiera, una curiosità popolare”. Al centro del dibattito resta il confine tra diritto di cronaca e tutela della reputazione personale.
Le immagini contestate e la difesa di Arnaù
In merito alle fotografie pubblicate nell’articolo, Arnaù ha respinto le accuse di manipolazione: secondo la sua versione, non si trattava di “foto falsificate”, ma di immagini semplicemente “tagliate” e “ripulite” da elementi estranei. “Non c’è nulla di falso in quelle foto, siamo nel 2025 e se qualcuno avesse voluto si poteva farlo con qualsiasi app di Intelligenza artificiale”. Per la difesa, dunque, si trattava di normali interventi redazionali di crop e impaginazione, non di alterazioni ingannevoli.

Le testimonianze in aula e il ruolo di Corona
Un ex collaboratore di Dillinger ha raccontato un episodio avvenuto in redazione: “Un pomeriggio Corona chiama a raccolta tutte le persone in redazione: vi è una telefonata con una persona dallo spiccato accento romano, con il quale parla di questa fantomatica foto che avrebbe ritratto Meloni con il fantomatico fidanzato. Dall’altra parte questa persona tende a sminuirla, dice ‘guarda che non c’è niente di vero’. Ma lui si incaponisce e dice: ‘No, questo è il nuovo fidanzato della Meloni'”.
Il testimone ha aggiunto che Corona “ha preteso la pubblicazione con una volgarità e una blasfemia incredibile”. Arnaù, tuttavia, ha difeso la linea editoriale del pezzo: “un pezzo di gossip scritto con cautela, con l’uso costante del condizionale, di domande e dubbi. Non attribuiva fatti certi, non formulava accuse e non usava parole che potessero offendere la reputazione di nessuno”. Ora sarà il tribunale di Milano a stabilire se l’articolo resti nel perimetro del gossip o se superi la soglia della diffamazione.
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