
Negli ultimi anni fare la spesa è diventato un vero e proprio salasso. Dai prodotti di base fino ai generi più comuni, il costo del carrello continua a salire e il potere d’acquisto delle famiglie italiane ne esce sempre più indebolito. Anche se l’inflazione generale sembra rallentare, il prezzo del cibo resta alto e mette a dura prova i bilanci domestici.
Il risultato? Abitudini da rivedere, rinunce quotidiane e una crescente sensazione che mangiare bene stia diventando un lusso per pochi. Ma quali sono i prodotti che pesano di più e cosa dicono i numeri?
Istat: il cibo costa il 26,8% in più rispetto al 2021
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, a settembre 2025 il prezzo medio degli alimenti è aumentato del 26,8% rispetto a ottobre 2021. I rincari più forti riguardano i prodotti vegetali (+32,7%), seguiti da latte, formaggi e uova (+28,1%), e da pane e cereali (+25,5%). I prodotti freschi o non lavorati risultano i più colpiti, con un incremento del +26,2%.
L’Istat evidenzia come l’impennata dei prezzi sia iniziata nella seconda metà del 2021, con un picco tra il 2022 e la metà del 2023. Anche se la crescita sembra rallentare, la tendenza rimane al rialzo e continua a pesare sul portafoglio degli italiani.

Un incremento più alto della media generale
Tra ottobre 2021 e ottobre 2025, i beni alimentari hanno registrato un aumento del 24,9%, quasi otto punti in più rispetto all’indice generale dei prezzi al consumo (+17,3%). «È quanto denunciamo da anni. L’inflazione delle spese obbligate come quelle alimentari supera l’indice generale e i prezzi del cibo sono ormai alle stelle», ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

A ottobre, mentre l’inflazione mensile scendeva dello 0,3%, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche salivano dello 0,2%. Su base annua, il rialzo è del 2,7%, che si traduce in circa 250 euro in più per una coppia con due figli, 219 euro per una coppia con un figlio e 173 euro per una famiglia media», ha aggiunto Dona.
Dai dolci al caffè: rincari ovunque
I rincari non riguardano solo i prodotti di prima necessità. «In appena un mese il cioccolato è rincarato del 2,7%, i gelati costano il +2,6% in più, il cacao e il cioccolato in polvere il +2,1%. Rispetto a ottobre 2024, il cacao e cioccolato in polvere lo paghiamo il 21,8% in più, il caffè il 21,1%, il cioccolato il 10,2%, la carne bovina il 7,9%, le uova il 7,2%, il burro il 6,7%, la carne ovina e il pollame il 5,3%, il latte conservato il 5%, il riso il 4,6%. Insomma, andare a fare la spesa è diventato oramai un lusso», conclude Dona.

Un problema che riguarda tutta l’Europa
L’aumento dei prezzi alimentari non è un fenomeno solo italiano. Secondo l’Istat, «il fenomeno non ha riguardato solo l’Italia ma è stato diffuso e ha colpito altri paesi europei anche con maggiore intensità». Nel periodo analizzato, i prezzi del cibo sono cresciuti del 29% nell’area euro, del 32,3% nella Ue a 27, del 32,8% in Germania, del 29,5% in Spagna e del 23,9% in Francia.

Le cause e le prospettive future
Alla base di questa impennata si trova una combinazione di fattori globali. Dopo la pandemia, la ripresa economica ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi internazionali delle materie prime, mentre le difficoltà logistiche e gli eventi climatici estremi hanno aggravato la situazione. A tutto questo si è aggiunta, dal 2022, l’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto esplodere i costi energetici e, di conseguenza, quelli dei beni alimentari.
Oggi, anche se l’inflazione generale mostra segni di rallentamento, il peso dei rincari resta ben presente. Il prezzo del cibo, parte essenziale della vita quotidiana, continua a rappresentare una delle emergenze economiche più sentite in Italia.


