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Attentato Ranucci, le indagini stringono il cerchio: “Si punta ad un ex militare”

Pubblicato: 12/11/2025 12:10
Sigfrido Ranucci sotto scorta

La caccia all’esecutore materiale dell’attentato al giornalista Sigfrido Ranucci è in una fase cruciale, con il cerchio che si stringe attorno a un sospettato ben definito. Le indagini, condotte dal pm Carlo Villani con l’accusa di “danneggiamento aggravato dal metodo mafioso”, puntano a un ex-militare dell’Est Europa, descritto come un individuo con la capacità di maneggiare esplosivi e presumibilmente legato al sottobosco della criminalità romana, avendo agito su commissione di più soggetti.

L’attentato, avvenuto la sera del 16 ottobre a Campo Ascolano (Pomezia), ha visto l’esplosione di una “bomba carta potenziata”, contenente un chilo di polvere pirica compressa, collocata strategicamente tra l’auto del giornalista, una Opel Adam, e la Ford Ka della figlia. La deflagrazione è avvenuta alle 22:17.

Il sospettato e le tracce principali

L’uomo individuato come l’esecutore materiale è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona, le cui immagini sono sotto stretta osservazione della Digos. Si tratta di un uomo incappucciato che è stato visto allontanarsi indisturbato dal luogo dell’esplosione poco prima che questa avvenisse. Gli inquirenti stanno lavorando intensamente per ricostruire il percorso di una Panda nera, veicolo che il dinamitardo avrebbe utilizzato per dileguarsi.

È un dettaglio cruciale, in quanto la stessa Panda nera potrebbe essere collegata a un precedente episodio, avvenuto ad agosto, in cui la residenza estiva di Ranucci era stata forzata. Questo suggerisce che l’attentatore stava pedinando Ranucci, una circostanza confermata dal fatto che l’attentato è avvenuto la sera stessa in cui il giornalista era tornato a casa dopo la presentazione del suo ultimo libro. L’identikit dell’ex-militare dell’Est Europa, esperto nell’uso di esplosivi, si rafforza anche grazie alla natura dell’ordigno. Come spiegato da un esperto di esplosivi a il Giornale, la realizzazione di una bomba di quel tipo è un “lavoro da esperti” e spesso presenta una “firma” tecnica che può ricondurre all’autore. Si attende con interesse l’informativa del Ris sull’esplosivo.

Le piste del mandante e la matrice mafiosa

A poche ore dall’attentato, durante l’audizione in Procura con il pm Villani e il procuratore capo Francesco Lo Voi, Ranucci aveva delineato diverse tracce importanti riguardo ai possibili mandanti. Queste piste si concentrano su diversi gruppi inquietanti toccati dalle sue inchieste. Tra i soggetti sotto la lente d’ingrandimento ci sono: i narcos del cartello di Sinaloa in Messico, noti per i loro legami con la mafia albanese; la ‘ndrangheta, con possibili collegamenti al settore dell’eolico; i clan tra Ostia e Torvajanica, gruppi criminali abituati all’uso di esplosivi e incendi nella loro contesa del litorale laziale con i sinti; e, infine, l’estrema destra romana, spesso mescolata alla criminalità e agli ultràs legati alla figura di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik.

Ranucci ha invece smentito categoricamente le ipotesi di un mandante politico dietro l’attentato, definendole “stupidaggini“. La scelta di procedere con l’accusa di “danneggiamento aggravato dal metodo mafioso” sottolinea la serietà con cui gli inquirenti considerano la possibile matrice criminale organizzata dietro l’attacco.

Le denunce e la preoccupazione politica

L’attentato del 16 ottobre non è un episodio isolato nella vita di Sigfrido Ranucci. Dal 2021 in poi, le sue denunce per minacce ricevute sono salite a ben 11. La gravità di queste minacce varia da lettere anonime – come quella datata 2 Giugno 2024 che recitava “Se dai altre informazioni sul caso ti ammazziamo” – al rinvenimento di proiettili di P38, scoperti grazie a un’intuizione della sua scorta. La lentezza percepita nei progressi delle indagini, a quattro settimane dal fatto, è diventata anche oggetto di dibattito politico. Il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, ha espresso la sua preoccupazione a il Giornale e ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, chiedendo chiarimenti sui progressi investigativi. Le indagini continuano a concentrarsi sull’identificazione dell’esecutore attraverso la ricostruzione dei movimenti della Panda nera e l’analisi forense dell’esplosivo, nella speranza di risalire definitivamente al mandante o ai mandanti di un gesto così grave e intimidatorio nei confronti di un giornalista d’inchiesta.

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Ultimo Aggiornamento: 12/11/2025 16:27

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