
Una nuova testimonianza riapre il caso di Gioacchino Gargano, il podcaster palermitano finito al centro delle polemiche dopo la diffusione dell’audio di Asia Vitale, la giovane che aveva raccontato la notte in cui sarebbe stata vittima di uno stupro di gruppo. Questa volta a parlare è Marta, 24 anni, che ha dichiarato di aver subito presunte violenze da parte di Gargano quando era ancora minorenne. Il racconto risale a diversi anni fa, in un villaggio turistico di Ustica, dove Gargano lavorava come animatore.
Secondo quanto riferito dalla ragazza, l’incontro con il podcaster avvenne in un contesto estivo e inizialmente i rapporti furono cordiali e di amicizia. «Mi fidavo di lui – ha raccontato – era una persona che stimavo, che mi faceva ridere e con cui mi trovavo bene». Col tempo, però, quella relazione di fiducia si sarebbe trasformata in una situazione ambigua e difficile, fino agli episodi che l’hanno spinta oggi a presentare denuncia alla Procura di Palermo per violenza sessuale su minore.

Marta ha spiegato di non aver avuto, all’epoca, la forza di raccontare quanto accaduto, anche a causa della giovane età e della paura di non essere creduta. Solo recentemente, dopo i servizi televisivi dedicati al caso di Asia Vitale, ha trovato il coraggio di parlare e di intraprendere un percorso di denuncia. «Voglio giustizia e desidero che nessun’altra ragazza viva quello che è successo a me», ha dichiarato davanti alle telecamere.
Nel servizio è intervenuta anche la madre di Marta, che ha confermato di aver ascoltato il racconto della figlia e di aver affrontato Gargano dopo i fatti. «Lui ha confermato quello che Marta mi aveva raccontato», ha dichiarato la donna, spiegando di non aver presentato denuncia all’epoca per proteggere la figlia: «Volevo che fosse lei, una volta pronta, a fare questa scelta con consapevolezza».

Il podcaster Gioacchino Gargano, contattato per replicare alle accuse, ha respinto con decisione ogni addebito. «Mi sento accusato di qualcosa di molto grave che fondamentalmente non esiste», ha affermato. Secondo la sua versione, i rapporti con la giovane sarebbero stati consensuali e privi di qualsiasi costrizione. Durante il confronto televisivo, Gargano ha accusato un malore ed è stato soccorso in studio prima di proseguire l’intervista.
L’episodio ha suscitato forte commozione e tensione, riaccendendo il dibattito sui limiti del consenso e sull’impatto psicologico delle relazioni asimmetriche, soprattutto quando a essere coinvolte sono ragazze molto giovani. Le parole di Marta hanno spinto altre persone a contattare le redazioni televisive, raccontando esperienze simili che sarebbero riconducibili al podcaster.
L’inchiesta sulla figura di Gargano resta aperta, e gli inquirenti stanno raccogliendo nuove testimonianze e riscontri per verificare la fondatezza delle accuse. Non è escluso che nei prossimi giorni possano emergere ulteriori elementi o che vengano ascoltate altre persone che avrebbero avuto contatti con lui negli anni passati.
Nel frattempo, il caso ha generato grande attenzione mediatica e reazioni contrastanti sui social: da una parte chi chiede giustizia per le presunte vittime, dall’altra chi invita alla cautela, sottolineando l’importanza di rispettare la presunzione d’innocenza fino al termine delle indagini.
Il racconto di Marta, però, rappresenta un nuovo capitolo in una vicenda che continua a dividere l’opinione pubblica e che riporta al centro il tema della tutela dei minori e del ruolo dei media nei casi di abusi e violenze. Una storia che, ancora una volta, mette in luce quanto sia fondamentale il coraggio di denunciare e la necessità di un sistema capace di accogliere e proteggere le vittime con rispetto e sensibilità.


