
Il panorama politico e giudiziario americano è stato scosso da una nuova e significativa ondata di rivelazioni emerse dalla pubblicazione di alcune email del defunto finanziere e predatore sessuale Jeffrey Epstein. Il gruppo dei democratici alla Camera degli Stati Uniti ha reso pubblici messaggi che gettano un’ombra più scura e diretta sull’attuale presidente Donald Trump, suggerendo che la sua conoscenza dei crimini di Epstein fosse ben più profonda di quanto finora ammesso e che i loro rapporti non fossero affatto così superficiali come lui ha sempre sostenuto.
Queste mail, diffuse dal New York Times e riprese da altri media internazionali, sono destinate a infiammare il dibattito a Capitol Hill e a riaprire interrogativi spinosi sulla gestione degli “Epstein files” da parte dell’amministrazione.
Il controverso rapporto tra i due
Le email del finanziere, morto suicida in carcere nel 2019, contengono affermazioni esplicite che collegano l’attuale presidente degli Stati Uniti al circolo vizioso di Epstein e Ghislaine Maxwell. In uno dei passaggi più incandescenti, Epstein scrive che Trump ha “passato ore a casa mia” con una delle ragazze vittime delle sue violenze. Questa ragazza, secondo quanto riportato dal Daily Mail, sarebbe Virginia Giuffre, una delle più importanti accusatrici nel caso. Il quotidiano britannico ha addirittura pubblicato una delle mail con il nome “Virginia” in chiaro. Giuffre, che all’epoca dei fatti incontrò Epstein e Maxwell a soli sedici anni, è stata una figura centrale nell’esporre gli abusi subiti, chiamando in causa anche altre personalità di spicco, come l’ex principe Andrea.
Nonostante le rivelazioni, Giuffre aveva precedentemente dichiarato nel suo libro che Trump era sempre stato gentile con lei e che sperava potesse aiutarla a rivelare i nomi degli abusatori. Tuttavia, le nuove mail di Epstein lasciano intendere che Trump fosse a conoscenza dei crimini del finanziere in modo ben più approfondito rispetto alle sue ammissioni pubbliche.
La reazione della Casa Bianca
La Casa Bianca ha mosso pesanti critiche ai Democratici della Camera, accusandoli di aver deliberatamente diffuso email legate a Jeffrey Epstein ai media progressisti. La portavoce Karoline Leavitt ha affermato che tale azione rappresenta un rilascio selettivo e mirato, volto esclusivamente a creare una narrativa falsa e a diffamare il presidente Donald Trump.
Messaggi che puntano al silenzio presidenziale
Trump ha sempre riconosciuto di essere stato amico di Epstein in passato, ma ha sempre insistito sul fatto che i loro rapporti si fossero da tempo raffreddati, definendo il finanziere un “tipo strano” e negando di aver mai commesso reati con lui o con Ghislaine Maxwell, la complice fondamentale nell’adescamento delle giovani vittime, molte delle quali minorenni. Eppure, una delle email di Epstein attacca direttamente questa versione. Il finanziere afferma senza mezzi termini che “Trump sapeva delle ragazze, e ha chiesto a Ghislaine di fermarsi”. Riferendosi a una delle sue vittime e al presidente, Epstein scrive in un altro passaggio: “Ha passato ore a casa mia con lui… e lui non è mai stato nemmeno citato”. In un messaggio del dicembre 2015, indirizzato allo scrittore Michael Wolff, Epstein rifletteva sul come descrivere la loro relazione in un momento in cui la figura di Trump stava assumendo un rilievo politico nazionale, suggerendo che se Trump avesse negato di essere mai stato sul suo aereo o a casa sua, ciò avrebbe dato una favolosa “carta da giocare” al finanziere. Tali dichiarazioni sollevano seri interrogativi sulla vera natura del rapporto.
Le reazioni politiche e i dubbi sulla Casa Bianca
Sulla scorta di queste rivelazioni, Robert Garcia, il democratico di grado più alto nel Comitato di sorveglianza che segue il caso, si è chiesto apertamente: “Cosa nasconde ancora la Casa Bianca, e qual era la natura del rapporto tra Epstein e il presidente?”. Un’email del 2 aprile 2011, esaminata dalla CNN, aggiunge un ulteriore elemento di mistero e tensione, con Epstein che scrive a Maxwell: “Voglio che tu capisca che quel cane che non ha abbaiato è Trump…”. La Casa Bianca ha cercato di difendersi, sostenendo che Trump allontanò Epstein dal suo club di Mar-a-Lago perché era un “maniaco” e che Epstein aveva “rubato” giovani donne che lavoravano alla spa del club, spiegando così la fine della loro frequentazione. Tuttavia, la tempistica e il contenuto delle email contrastano con queste versioni difensive.
La richiesta di grazia
Le email, che risalgono a un periodo successivo all’accordo di Epstein del 2008 con la magistratura della Florida (che portò a una condanna di soli 13 mesi di prigione di minima sicurezza per favoreggiamento della prostituzione minorile), non sono le uniche rivelazioni a tenere banco. Un documento ottenuto dai democratici della Commissione Giustizia della Camera, e riportato da Politico, ha rivelato che Ghislaine Maxwell sta preparando una richiesta di commutazione della pena da indirizzare proprio a Donald Trump. La Maxwell, condannata a vent’anni di carcere per il suo ruolo nel sistema di traffico sessuale di Epstein, spera in una significativa riduzione della sua condanna.
Dopo che la Corte Suprema ha respinto il suo ricorso, la grazia o la commutazione da parte del presidente rappresenta la sua ultima, disperata possibilità. In un messaggio all’avvocato, Maxwell ha espresso la difficoltà nel raccogliere la voluminosa documentazione necessaria per la richiesta. Il presidente Trump, interpellato in merito, non ha escluso la possibilità di concedere la commutazione, aggiungendo ulteriore benzina al fuoco di questa già controversa vicenda. Tutte queste dinamiche sono destinate a intensificare il dibattito pubblico e politico sulla responsabilità dei potenti e sulla gestione di uno degli scandali sessuali più scabrosi della storia recente.


