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Ucraina, Kiev sospende il ministro coinvolto nell’indagine anticorruzione

Pubblicato: 12/11/2025 14:42

Il governo ucraino è scosso da un nuovo colpo di scena: German Galushchenko, ministro della Giustizia e uno dei più stretti collaboratori del presidente Volodymyr Zelensky, è stato licenziato ieri dal Consiglio dei ministri. La decisione è arrivata dopo le rivelazioni sul suo presunto coinvolgimento nello scandalo di Energoatom, la compagnia statale che gestisce le centrali nucleari del Paese.

Galushchenko era considerato un fedelissimo del presidente: già vicepresidente di Energoatom nel 2020 e ministro dell’Energia l’anno successivo, aveva ottenuto la guida del dicastero della Giustizia solo lo scorso luglio, durante il rimpasto che aveva rafforzato il controllo dell’Ufficio presidenziale di Andriy Yermak sull’esecutivo. La sua uscita segna una nuova frattura nel cosiddetto cerchio magico di Zelensky.

Secondo la Nabu, l’agenzia anticorruzione ucraina, Galushchenko avrebbe avuto un ruolo di vertice in un sistema di tangenti e appalti truccati che drenava fondi destinati alla protezione delle infrastrutture energetiche dagli attacchi russi. Nelle intercettazioni il ministro sarebbe indicato come “il professore”, un soprannome emerso in oltre mille ore di registrazioni raccolte in quindici mesi di indagine.

Le inchieste hanno già portato alla luce legami pericolosi con personaggi vicini al mondo presidenziale, tra cui Timur Mindich, co-fondatore dello studio televisivo Kvartal 95 e amico personale di Zelensky. Mindich, accusato di riciclaggio di fondi provenienti dagli aiuti internazionali, sarebbe fuggito all’estero il giorno stesso in cui la Nabu ha tentato di interrogarlo.

L’affaire Energoatom ha innescato uno scontro interno tra le forze anticorruzione e i servizi di sicurezza, la Sbu, guidata da un altro fedelissimo del presidente, Vasyl Maljuk. Alcuni inquirenti della Nabu, tra cui il capo sezione Ruslan Magamedrasulov, sono stati arrestati con accuse di cooperazione con Mosca, circostanza che molti osservatori leggono come una rappresaglia politica.

“Questo caso può diventare la più grande rivelazione di corruzione nella storia dell’Ucraina”, ha dichiarato il giornalista investigativo Yuriy Nikolov, fondatore del sito Nashi Hroshi, ricordando come il dossier tocchi direttamente l’entourage presidenziale. Anche altri membri del governo, tra cui l’ex ministro della Difesa Reznikov e il procuratore generale Kostin, erano già stati rimossi per scandali simili.

L’annuncio del licenziamento di Galushchenko è arrivato dalla premier Yulia Svyrydenko, che ha affidato l’interim alla vice ministra Lyudmila Sugak. “Non mi aggrapperò alla carica – ha dichiarato l’ex ministro –. Mi difenderò sul piano legale e dimostrerò la mia posizione”. Zelensky, nel frattempo, ha ribadito che “la lotta alla corruzione è una priorità assoluta” e che “chi ha costruito schemi corruttivi dovrà affrontare conseguenze chiare e concrete”.

Secondo gli inquirenti, il gruppo corrotto intascava tra il 10 e il 15 per cento degli appalti di Energoatom, un colosso con un fatturato annuo di circa 200 miliardi di dollari, vitale per il sistema elettrico ucraino. Le tangenti sarebbero state riciclate attraverso società di comodo collegate a Andriy Derkach, ex deputato e ora senatore russo, ritenuto vicino ai servizi di Mosca.

L’inchiesta, che coinvolge ministri, imprenditori e amici personali del presidente, rischia ora di minare la credibilità internazionale di Kiev in un momento delicatissimo della guerra e dei negoziati per gli aiuti occidentali. Il “caso Energoatom” appare come una delle prove più dure per la leadership di Zelensky, chiamata a dimostrare che la trasparenza resta un pilastro anche in tempo di guerra.

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