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Venezuela, gli Usa schierano la portaerei Ford: Caracas ordina la “mobilitazione di massa”

Pubblicato: 12/11/2025 07:27

Sale la tensione tra Stati Uniti e Venezuela, con un’escalation militare che rischia di trasformarsi in un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. Le ultime mosse dei due governi — da un lato Donald Trump, dall’altro Nicolás Maduro — sono ormai inequivocabili e mostrano come la crisi diplomatica si stia rapidamente trasformando in una prova di forza.

Gli Usa hanno dispiegato la portaerei Gerald R. Ford nel mare dei Caraibi, a poca distanza dalle coste venezuelane, in quella che appare come una chiara dimostrazione di potenza. Caracas, dal canto suo, ha reagito con toni bellicosi: Maduro ha schierato l’esercito ai confini e invocato apertamente la “lotta armata” per difendere la sovranità nazionale.

Martedì il presidente venezuelano ha firmato la nuova “Legge del Comando per la Difesa integrale della nazione”, approvata dall’Assemblea Nazionale chavista, che istituisce i comandi di difesa integrale. Questi organismi saranno composti da cittadini, militari e funzionari pubblici, con l’obiettivo dichiarato di “essere preparati a un conflitto armato” in caso di attacco.

Secondo Maduro, la decisione è stata motivata dalla “minaccia rappresentata dal dispiegamento militare statunitense” nelle acque caraibiche. Il provvedimento punta a creare una struttura di difesa capillare e a rafforzare la mobilitazione popolare in vista di un possibile scontro diretto con Washington.

Intanto, dal palazzo di vetro di New York, arrivano segnali di preoccupazione dalle Nazioni Unite. Il Segretario generale Antonio Guterres ha espresso “profonda inquietudine” per le notizie provenienti dai Caraibi e ha invitato entrambe le parti alla moderazione. “Il Segretario generale — ha ricordato il portavoce — vuole evitare un’ulteriore escalation militare nelle acque dell’America Latina”.

Anche l’Alto commissario per i diritti umani, Volker Türk, ha espresso timori per la situazione, richiamando i precedenti casi di “esecuzioni extragiudiziali” legati ai raid statunitensi contro presunti narcotrafficanti in acque internazionali. Queste operazioni, secondo l’Onu, potrebbero violare il diritto internazionale e aggravare la tensione regionale.

Nel frattempo, la crisi si estende oltre i confini venezuelani. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato la sospensione della cooperazione di intelligence con gli Stati Uniti, in risposta agli attacchi missilistici ordinati da Trump contro imbarcazioni sospettate di traffico di droga nei Caraibi e nel Pacifico.

Petro ha denunciato le operazioni come vere e proprie “esecuzioni extragiudiziali”, sostenendo che gli attacchi abbiano causato l’affondamento di venti imbarcazioni e la morte di almeno 76 persone. “Tutti i livelli dei servizi di sicurezza colombiani — ha dichiarato — devono interrompere le comunicazioni con le agenzie statunitensi finché continueranno questi attacchi”.

Anche il Regno Unito ha deciso di interrompere la condivisione di informazioni di intelligence nella zona, in segno di protesta. Una scelta che accentua l’isolamento internazionale di Washington e alimenta il timore che i Caraibi possano diventare il nuovo epicentro di una crisi geopolitica globale.

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