
Nel paese di Soci il dolore è ancora vivo dopo la morte del piccolo Leonardo, il bimbo di due anni rimasto soffocato dal laccio della sua felpa mentre giocava nel giardino dell’asilo nido. Giovedì sera, alla fiaccolata organizzata per ricordarlo, sono scese in strada circa 1.500 persone, unite dal lutto e dal bisogno di capire come sia potuta accadere una simile tragedia.
La comunità è scossa, e tra i cittadini circola già la parola negligenza, sebbene gli investigatori mantengano prudenza. La procura di Arezzo, che coordina le indagini affidate ai carabinieri, non esclude l’ipotesi di una possibile omissione di vigilanza, ma al momento non ci sono certezze né responsabilità definite.
Nelle prossime ore potrebbero arrivare i primi atti giudiziari, insieme al conferimento dell’autopsia. Per ora, tuttavia, prevalgono il silenzio e la preghiera, come durante la veglia nella chiesa parrocchiale seguita dal corteo che ha raggiunto l’asilo. Un momento di raccoglimento collettivo nato dal bisogno di stringersi attorno alla famiglia.

La partecipazione è stata enorme, con presenze anche dal resto del Casentino, territorio già colpito da episodi tragici recenti. A Bibbiena e Terranuova, diversi sindaci hanno disposto le bandiere a mezz’asta, un gesto simbolico per mostrare vicinanza alla comunità di Soci.
Il dolore ha travolto anche il personale dell’asilo. Una maestra, sotto choc, avrebbe gridato «voglio morire anch’io» prima di essere accompagnata in ospedale in preda a una forte crisi d’ansia. Davanti al cancello del nido “Ambarabà Ciccì Coccò” ora è sorto un piccolo altarino: peluche, fiori e biglietti lasciati dalle famiglie del territorio.
Da Arezzo è arrivata la lettera di cordoglio del vescovo Andrea Migliavacca, mentre nessuno ha trovato la forza di avvicinare i genitori, Alessandro e Caterina, e il loro figlio maggiore. In paese circolano ricordi del nonno che ogni mattina accompagnava Leonardo al nido, una routine ora spezzata da un dolore difficile da comprendere.
L’indagine per omicidio colposo dovrà chiarire come si sia impigliato il laccio della felpa e se il personale abbia notato subito l’incidente oppure siano trascorsi quei minuti rivelatisi fatali. «Se fossimo certi che è stata solo fatalità, non scaveremmo così a fondo», dichiara una fonte investigativa, confermando la complessità del quadro.

Le indagini e il dolore del paese
Un gioco mortale: la nuova ipotesi degli investigatori
Il piccolo Leo si stava arrampicando su un arbusto? E se sì, perché nessuno gli ha detto di scendere? Sono le domande che da agitano l’inchiesta per la morte del bimbo di due anni che ha perso la vita all’asilo nido di Soci. Questa la nuova ipotesi degli investigatori: il bimbo non stava correndo ma forse si era aggrappato sull’arbusto quando poi è caduto e la sua felpa è rimasta impigliata in un ramo della siepe. Una sequenza drammatica che è sfociata nella tragedia.
Anche ieri i carabinieri della compagnia di Bibbiena hanno continuato a raccogliere testimonianze, ispezionare gli spazi del nido — ancora sotto sequestro — e documentare ogni dettaglio del giardino. Una delle ipotesi al vaglio, basata sul racconto dei primi soccorritori, è che Leonardo possa aver tentato di arrampicarsi su un alberello, rimanendo poi impigliato con il laccio.
Se questa dinamica fosse confermata, la possibilità di una distrazione nella vigilanza assumerebbe più consistenza, anche se è ancora presto per trarre conclusioni. Il primo rapporto dei carabinieri dovrebbe arrivare oggi sulla scrivania del pm Angela Masiello, che valuterà se aprire un fascicolo contro ignoti o iscrivere qualcuno del personale. Intanto, dalla cooperativa Koinè, che gestisce l’asilo, arriva la rassicurazione che tutti i parametri di sicurezza risultavano regolari.

Una comunità distrutta
La famiglia Ricci è molto conosciuta in paese. Leonardo viveva con i genitori e il fratellino in una casa non lontana dal nido. I nonni, devastati dal dolore, non riescono a parlare. “Non si può morire così, a due anni, nel giardino di un nido”, ha detto con voce rotta la prozia del bambino. Parole che racchiudono l’incredulità e la rabbia di un’intera comunità che cerca risposte.

Le reazioni e l’attesa per l’autopsia
La Procura attende ora i risultati dell’autopsia e delle analisi sul posto per capire se l’incidente fosse davvero inevitabile o se una maggiore attenzione avrebbe potuto salvare la vita del piccolo. Per Soci, per Bibbiena e per tutto il Casentino, Leonardo resterà per sempre “il bambino dagli occhi chiari”, simbolo di un dolore che nessuno potrà dimenticare.


