
Silvio Cesaratto, 74 anni, è stato condannato per omicidio colposo in relazione alla tragica morte del nipote Gabriele, deceduto a soli 10 anni nel settembre 2023. L’incidente è avvenuto dopo l’esplosione di una granata, rinvenuta dal nonno in un’area militare dei Magredi e successivamente portata nella propria officina a Vivaro, in provincia di Pordenone.
L’area, spesso utilizzata per esercitazioni militari, conteneva ordigni residuati bellici. Cesaratto, senza rendersi conto della pericolosità dell’ordigno, lo aveva trasportato nel garage, dove il piccolo Gabriele, entrando, avrebbe raccolto la granata da 40 millimetri usata per i lanciagranate. La caduta dell’ordigno ha provocato l’esplosione che ha causato la morte immediata del bambino.

Processo e sentenza
L’accusa di detenzione di armi esplodenti nei confronti del 74enne era già stata archiviata, ma la procura ha confermato il reato di omicidio colposo, richiedendo la pena minima. La Gup Milena Granata ha emesso la sentenza confermando sei mesi di reclusione con pena sospesa.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Dell’Agnolo, nel corso del procedimento abbreviato ha sottolineato le responsabilità delle forze armate, accusate di non aver bonificato adeguatamente l’area. La giudice, tuttavia, ha rilevato un profilo di imprudenza e negligenza da parte del pensionato, principalmente per aver permesso al nipote di accedere liberamente nel garage contenente materiali pericolosi recuperati dal poligono.

Prossimi passi e appello
Dopo la lettura della sentenza, la difesa attenderà il deposito delle motivazioni per valutare un eventuale ricorso in appello. Il caso ha sollevato forte attenzione mediatica e dibattito tra cittadini e istituzioni sulla gestione dei residuati bellici e sulla sicurezza nelle aree ex militari.
La vicenda, che ha visto perdere la vita un bambino di soli 10 anni, rappresenta un grave monito sulla prudenza nella gestione di materiali esplosivi e sulla necessità di una maggiore vigilanza da parte degli adulti. Le autorità locali e le forze armate sono state chiamate indirettamente a rispondere della mancata bonifica del sito, evidenziando la complessità delle responsabilità in casi di incidenti domestici legati a residuati bellici.
L’episodio continua a essere oggetto di riflessione sia nel dibattito pubblico che nelle discussioni sulla sicurezza dei minori e sulla gestione di materiali pericolosi provenienti da poligoni militari. La sentenza conferma, inoltre, l’importanza di rispettare norme di prudenza anche in contesti apparentemente sicuri come un garage privato.


