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“Ero con lui”. Epstein, emergono nuove email shock su Trump. “Il presidente ha mentito!”

Pubblicato: 14/11/2025 17:24

La diffusione di una delle email provenienti dagli archivi della commissione vigilanza della Camera, in cui il defunto finanziere pedofilo Jeffrey Epstein asseriva di aver partecipato al pranzo del Thanksgiving del 2017 insieme a Donald Trump e ad altre personalità, ha innescato una tempesta politica di vaste proporzioni.

Se tale circostanza venisse confermata come veritiera, andrebbe a smentire in maniera diretta e clamorosa la reiterata affermazione dell’ex presidente di aver interrotto ogni tipo di rapporto o frequentazione con Epstein già intorno al lontano 2004. Questa rivelazione ha riacceso con forza il dibattito sul passato legame tra i due, spingendo Trump a una reazione immediata e infuocata sui social media, dove ha tentato di ribaltare l’accusa trasformandola in un’arma politica contro i suoi avversari.

La smentita di Trump e l’accusa ai democratici

La risposta di Donald Trump non si è fatta attendere, materializzandosi in un lungo e veemente post pubblicato sulla sua piattaforma, Truth Social. Il presidente ha liquidato l’intera faccenda come una “bufala Epstein” che i Democratici starebbero promuovendo con ogni mezzo disponibile, nonostante la pubblicazione di 50.000 pagine di documenti da parte del Dipartimento di Giustizia. Secondo la sua prospettiva, l’obiettivo primario di questa manovra non sarebbe altro che quello di distogliere l’attenzione pubblica dalle loro presunte “politiche inadeguate” e dalle recenti “sconfitte”, citando in particolare l’imbarazzo causato dallo “shutdown”, che avrebbe generato un caos totale all’interno del Partito Democratico.

Trump ha poi indirizzato un duro monito contro i membri del suo stesso partito, definendoli “alcuni repubblicani deboli” caduti nelle “loro grinfie” a causa di ingenuità e mancanza di risolutezza. Ha strenuamente insistito sul fatto che Epstein fosse un democratico e, conseguentemente, che la questione fosse un “problema dei democratici, non dei repubblicani”. In un tentativo di dirottare l’attenzione, l’ex presidente ha suggerito di interrogare figure di spicco legate al Partito Democratico come Bill Clinton, Reid Hoffman e Larry Summers, sostenendo che costoro “sanno tutto di lui” e che dunque non si dovesse “perdere tempo con Trump”, il quale avrebbe “un Paese da governare”.

In un’escalation retorica, Trump ha persino annunciato l’intenzione di chiedere alla procuratrice generale Pam Bondi, al Dipartimento di Giustizia e ai “grandi patrioti dell’Fbi” di avviare un’indagine approfondita sul coinvolgimento e i rapporti di Epstein non solo con gli individui citati, ma anche con istituzioni finanziarie di calibro come J.P. Morgan, Chase e “molte altre persone e istituzioni”, al fine di determinare la natura delle loro interazioni. Ha concluso la sua invettiva affermando che “Tutte le frecce puntano ai democratici”, ribadendo come i file stessi indicherebbero che “questi signori, come molti altri, hanno passato gran parte della loro vita con Epstein e sulla sua ‘isola’”.

Pressioni sul fronte repubblicano per bloccare i file

Parallelamente a questa difesa pubblica e al contrattacco politico, Donald Trump ha dato il via a una vera e propria campagna di pressioni volta a influenzare i deputati repubblicani che sembravano orientati a votare in accordo con i democratici nella settimana successiva. L’obiettivo primario di questa pressione è impedire l’approvazione di una mozione cruciale, quella che chiede la pubblicazione integrale di tutti i file del Dipartimento di Giustizia concernenti Jeffrey Epstein. L’intensificazione dei contatti con questi deputati è stata una diretta conseguenza della decisione, presa a malincuore, dello Speaker della Camera, Mike Johnson, di calendarizzare la votazione della mozione, un provvedimento che lo Speaker stesso aveva tentato di bloccare e tenere lontano dall’aula per diversi mesi.

I catalizzatori del cambio di strategia

Il cambio di rotta nella strategia di Mike Johnson è stato determinato da una giornata cruciale, segnata da due eventi di forte impatto politico. Il primo fattore è stata la diffusione delle email in cui il finanziere pedofilo, trovato impiccato nella sua cella nell’agosto del 2019, affermava esplicitamente che Trump “sapeva delle ragazze”. Questa nuova accusa, proveniente da documenti ufficiali, ha aumentato esponenzialmente la posta in gioco. Il secondo, e forse più decisivo, è stato la presentazione di una petizione che aveva raggiunto la soglia necessaria di 218 firme di deputati, tra cui era incluso un gruppetto di repubblicani. Il successo di questa petizione avrebbe, in base alle procedure della Camera, costretto lo Speaker a portare la mozione in aula per la votazione, vanificando i suoi sforzi protratti per bloccarla. Di fronte a questa “realtà inevitabile”, come riportato da fonti vicine alla Casa Bianca, la leadership repubblicana, in accordo con Trump, ha optato per una strategia di anticipazione. Come spiegato da una fonte repubblicana alla Cnn, si è deciso che “se dobbiamo farlo, meglio farlo velocemente”, accelerando il processo per cercare di gestirne l’impatto, anziché subirlo all’inizio di dicembre, quando si sarebbe arrivati al voto tramite il percorso della petizione.

Le deputate repubblicane e la sfida al presidente

Nonostante l’intensità della campagna di pressione lanciata da Trump, si è manifestata una significativa fronda interna al Partito Repubblicano. Con quattro repubblicani che avevano firmato la petizione, tra cui il deputato Thomas Massie, cofirmatario della mozione stessa, e altri tre che avevano già annunciato il loro voto favorevole, i media americani hanno previsto che decine di altri esponenti repubblicani potessero unirsi, spinti dalla necessità di mantenere le promesse elettorali fatte sul caso Epstein. La Casa Bianca ha concentrato i suoi sforzi in particolare su due deputate. Una di queste è Lauren Boebert, generalmente considerata una grande alleata di Trump. La Boebert, pur avendo incontrato alla Casa Bianca il ministro della Giustizia Pam Bondi e il capo dell’Fbi Kash Patel, e pur avendo ricevuto una telefonata diretta del presidente, non ha ritirato la sua firma. Analogamente, la deputata Nancy Mace, anch’essa contattata da Trump e dalla Casa Bianca, ha resistito alle pressioni. La Mace ha motivato la sua inamovibilità in una lettera al presidente, spiegando che, in quanto lei stessa vittima di abusi sessuali, considerava la questione della pubblicazione dei file di Epstein come “profondamente personale”. Questa resistenza interna ha messo in luce la difficoltà di Trump nel controllare completamente il voto su una questione percepita da molti come morale e di trasparenza al di là della disciplina di partito.

L’impatto politico e la strategia di Massie

L’eventuale approvazione della misura alla Camera avrebbe un fortissimo impatto politico non solo sull’amministrazione Trump, ma sull’intero panorama politico americano. Tuttavia, il successivo passaggio al Senato non è affatto garantito. Il deputato Thomas Massie, che è diventato una sorta di nemesi per Trump (il quale aveva già espresso sostegno per un suo sfidante alle primarie), ha espresso la sua fiducia nel fatto che la mozione possa addirittura raggiungere una maggioranza a prova di veto, stabilita in almeno 290 voti. L’ottenimento di un tale risultato servirebbe a “mettere tanta pressione sul Senato” e, in caso di successiva approvazione anche da parte di quest’ultimo, renderebbe un eventuale veto presidenziale un “grave passo per il presidente” con significative ripercussioni politiche. Nel frattempo, per massimizzare la pressione sui membri del Congresso e influenzare l’opinione pubblica, Massie e gli altri firmatari della mozione stanno attivamente organizzando a Capitol Hill delle conferenze stampa che vedono la partecipazione diretta delle vittime della rete di traffico sessuale di minori orchestrata da Jeffrey Epstein. Questa mossa mira a incorniciare la votazione non come un semplice atto politico, ma come un imperativo morale per la giustizia e la trasparenza.

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Ultimo Aggiornamento: 14/11/2025 17:27

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