
Nel nuovo Parlamento europeo gli equilibri che per decenni avevano guidato la politica comunitaria non reggono più. A poco più di un anno dall’avanzata dell’estrema destra alle elezioni europee, le forze centriste hanno scoperto che il vecchio schema non funziona più.
La frattura si è consumata in un voto storico: il Partito Popolare Europeo (PPE) ha scelto di appoggiarsi ai gruppi euroscettici per approvare i tagli alle norme ambientali, rompendo il patto non scritto che per anni aveva tenuto l’estrema destra fuori dai processi decisionali.
È la fine del cosiddetto cordone sanitario, e l’inizio di una fase in cui il pragmatismo prevale sulle alleanze tradizionali.
L’estrema destra diventa un attore centrale
Per le forze radicali, il voto rappresenta una vittoria politica di grande peso. Figure come Jordan Bardella parlano di risultato “storico”, rivendicando un ruolo crescente nell’emiciclo europeo.
La rottura con i centristi ha invece irritato profondamente liberali, socialisti e Verdi, che denunciano un colpo durissimo alla fiducia tra i gruppi.
Secondo la co-presidente dei Verdi Terry Reintke, la scelta del PPE rappresenta un “segnale pessimo” per l’Europa, per il clima e per il lavoro dei prossimi anni.
L’evoluzione registrata a Bruxelles è parte di un fenomeno più ampio. In diversi Paesi europei – dalla Francia alla Germania, fino al Regno Unito – i partiti di estrema destra guidano i sondaggi o avanzano con decisione.
In Germania, in particolare, per decenni era stata mantenuta una sorta di barriera politica contro qualsiasi alleanza con l’estrema destra. Quel tabù oggi vacilla.
La professionalizzazione dei gruppi radicali
Storicamente, le delegazioni di estrema destra a Bruxelles usavano il Parlamento più come vetrina nazionale che come luogo di reale influenza. Dopo il 2024, però, questo paradigma è cambiato.
Secondo funzionari dell’UE, questi partiti si sono professionalizzati, imparando a muoversi tra procedure, regolamenti e dinamiche interne per aumentare il proprio peso.
I Patriots guidati da Bardella hanno mostrato un crescente livello di competenza tecnica: presentano emendamenti mirati, stringono intese tattiche con il PPE e intervengono nei negoziati interni che definiscono l’agenda legislativa.
Piccole mosse, come sostenere il PPE su bilancio, deforestazione o diritti umani, hanno permesso di ottenere risultati rapidi.
Un Parlamento con due possibili maggioranze
Nella nuova configurazione politica, la legislazione può essere approvata attraverso una maggioranza di destra, che include anche gli euroscettici, oppure grazie a una maggioranza centrista su temi più europeisti.
Il PPE può quindi scegliere di volta in volta il partner più utile. Lo si è visto nel voto sui tagli alle norme verdi, approvati con il sostegno dell’estrema destra, mentre gli obiettivi climatici per il 2040 sono passati grazie ai voti centristi.
Alcuni funzionari dell’UE parlano anche di un sentimento di rivalsa nel PPE, rimasto ai margini nella scorsa legislatura dominata dai progressisti.
Tensioni crescenti attorno a Ursula von der Leyen
Per la presidente della Commissione, questa evoluzione interna al PPE è fonte di problemi politici.
Von der Leyen, rieletta grazie a una maggioranza europeista, è ora esposta alle critiche di socialisti, liberali e Verdi, che le imputano un controllo insufficiente sul comportamento del suo gruppo parlamentare.
Il nuovo asse con la destra rischia inoltre di indebolire uno dei pilastri del suo mandato: l’agenda verde.
Bardella definisce il recente voto una sconfitta per quella che chiama “ecologia punitiva”, mentre da sinistra le accuse si concentrano sul rischio di destabilizzare l’intera legislatura.
La presidente dei Socialisti & Democratici Iratxe García ribadisce l’impegno verso la maggioranza pro-europea, ma chiarisce che è il PPE a dover spiegare le proprie scelte dopo essersi schierato con l’estrema destra.
Un matrimonio di convenienza fino al 2029
Le regole europee non prevedono lo scioglimento anticipato del Parlamento: tutti i gruppi sono quindi destinati a convivere fino alle elezioni del 2029.
Fino ad allora, le alleanze saranno fluide e condizionate dai dossier del momento, in un contesto in cui l’estrema destra non è più un elemento marginale, ma un attore strutturale del processo decisionale.


