
È cominciato oggi il processo d’appello per il femminicidio di Giulia Cecchettin nell’aula bunker di Mestre (Venezia), per il quale Filippo Turetta era stato condannato all’ergastolo in primo grado.
La Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha dichiarato inammissibili, per intervenuta rinuncia, gli appelli presentati sia dal pubblico ministero sia dalla difesa di Turetta, confermando la condanna all’ergastolo con l’aggravante della premeditazione per l’omicidio della studentessa 22enne.
Filippo Turetta, ex fidanzato della vittima, era assente all’udienza dopo aver rinunciato al processo di secondo grado. La Procura di Venezia ha adottato la stessa decisione.

“Ci troviamo in una situazione singolare, credo che nessuno tra i presenti abbia mai avuto occasione di celebrare un processo in questa condizione”, ha detto il giudice Michele Medici all’inizio dell’udienza, prima che la corte si ritirasse per deliberare.
Con la sentenza della Corte d’Appello, la condanna all’ergastolo di Turetta diventa definitiva e sarà esecutiva una volta decorsi i termini per il ricorso in Cassazione.
Presenti invece gli avvocati della famiglia della giovane studentessa uccisa due anni fa. Nicodemo Gentile, legale di Elena Cecchettin, sorella della vittima, ha sottolineato come la corte abbia riconosciuto il movente di genere, osservando che molti femminicidi nascono dalla volontà di punire la donna che “non risponde più alle aspettative” dell’uomo.
Secondo Gentile, questo rappresenta “una grande apertura, una spinta moderna” e potrebbe favorire un approccio più evoluto nelle aule di giustizia nei casi di femminicidio, considerando le dinamiche di relazioni tossiche che spesso portano all’omicidio.
Con la rinuncia all’appello su crudeltà e stalking anche da parte della Procura generale, il legale ha spiegato che “l’esatta qualificazione del fatto purtroppo è sfuggita, ma ci sono ragioni anche metagiuridiche e familiari che suggeriscono di fermarsi qui”.
Gentile ha concluso sottolineando che questo non significa dimenticare Giulia: “Si continuerà a ricordarla fuori dalle aule, come fanno il papà Gino e tutta la famiglia, e si porterà avanti la battaglia sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, come già avviato in questi giorni”.


