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Leonardo morto all’asilo, è successo alla fiaccolata: grande dolore

Pubblicato: 14/11/2025 16:42

Una comunità intera avvolta in un buio inspiegabile, un dolore straziante che infrange il silenzio di una tranquilla frazione del Comune di Bibbiena. La morte del piccolo Leo, di appena 2 anni, avvenuta tragicamente all’asilo di Soci mentre giocava nel resede della scuola, ha lasciato un vuoto incolmabile. Un evento drammatico su cui la Procura indaga per omicidio colposo. Oltre 2000 persone si sono strette in un abbraccio di luce e speranza per illuminare l’ombra che ha avvolto la famiglia del bambino. Cosa è successo davvero in quel luogo di gioco e spensieratezza? La cronaca di questa tragedia ci impone una profonda riflessione.

La dinamica della tragedia

La tragedia si è consumata mercoledì mattina nel giardino dell’asilo nido Ambarabà Ciccì Coccò di via della Rena. Il piccolo Leo, un bambino di 2 anni, ha perso la vita in circostanze che gli inquirenti stanno ricostruendo con estrema attenzione. Secondo le prime informazioni emerse, il bambino sarebbe rimasto tragicamente impigliato con il giubbotto in un’area del resede della scuola dove si trovano degli arbusti, morendo in seguito per soffocamento. L’accaduto ha immediatamente innescato un’inchiesta giudiziaria di vastissima portata. La struttura è stata posta sotto sequestro e il fascicolo, coordinato dal procuratore Gianfederica Dito, è nelle mani della pm Angela Masiello. Il reato ipotizzato, che testimonia la gravità e la necessità di accertare eventuali responsabilità, è quello di omicidio colposo.

I carabinieri sono tornati più volte sul luogo della tragedia per eseguire rilievi scientifici approfonditi, su incarico della pubblica ministero, con l’obiettivo di chiarire ogni dettaglio della dinamica che ha portato a un epilogo tanto fatale quanto inatteso in un ambiente che dovrebbe essere sinonimo di sicurezza e cura. Il corpo del piccolo è stato ricomposto all’obitorio dell’ospedale San Donato di Arezzo, in attesa dell’autopsia, probabile martedì, che fornirà ulteriori elementi cruciali all’indagine.

La fiaccolata del dolore: 2000 cuori illuminano il buio di Soci

Di fronte a una tragedia definita “immane e inimmaginabile”, la risposta della comunità del Casentino è stata immediata e profondamente sentita. Giovedì sera, circa 2 mila persone si sono riunite a Soci per una fiaccolata silenziosa, un mare di luci nel buio che ha cercato di portare calore e conforto alla famiglia straziata di Leo, descrive il Corriere di Arezzo. La manifestazione è stata preceduta da una veglia di preghiera tenutasi nella chiesa di San Niccolò, alla quale hanno preso parte le istituzioni locali, tra cui il parroco e il sindaco Filippo Vagnoli. Successivamente, il corteo si è mosso a piedi, raggiungendo l’asilo nido dove una nuova, toccante preghiera è stata recitata in memoria del bambino.

Alla fiaccolata hanno aderito non solo cittadini, ma anche i sindaci del Casentino e tutte le pubbliche assistenze, con volontari che hanno partecipato non solo in veste ufficiale, ma come genitori e nonni scossi dall’accaduto. “Siamo stati tutti travolti da una tragedia immane e inimmaginabile”, ha raccontato una volontaria, evidenziando la vicinanza della comunità al “loro dolore“.

Il senso di incredulità della comunità davanti alla tragedia

La tragedia ha scosso le fondamenta della fiducia in luoghi che dovrebbero garantire protezione, come evidenziato dalle parole piene di angoscia di chi era legato al contesto dell’asilo. Davanti all’asilo, accanto ai sigilli giudiziari che chiudono l’accesso alla struttura, sono state deposte decine di piccole luci e pupazzi colorati, muti simboli di un’infanzia spezzata. Peluches e lumini a perenne ricordo del piccolo Leo.

Una nonna del posto, il cui nipote era in classe con Leo, ha espresso tutto il terrore e l’incredulità provati. “Mi dispiace tanto per la famiglia del bambino – ha raccontato – poteva succedere anche a mio nipote, che era in classe con lui. Quel giorno hanno chiamato mia figlia al lavoro dicendole di andare a prendere il bambino. Siamo rimasti terrorizzati. Avevamo fiducia nelle maestre, quello che è successo non doveva accadere”. Le sue parole, riportate in discorso diretto, restituiscono l’immagine di una fiducia tradita e di un trauma collettivo. Anche il sindaco di Chiusi della Verna, Giampaolo Tellini, ha sottolineato il bisogno di riflessione: “Siamo addolorati per il bimbo e la famiglia – ha affermato – siamo dispiaciuti anche per le insegnanti e il mondo della scuola. Quello che è accaduto deve far riflettere tutti”.

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L’angoscia di colleghi e famiglie

Il dramma ha assunto contorni ancora più personali per chi lavora nel settore sanitario e conosceva la famiglia. Marzia Sandroni, dirigente Asl, ha condiviso il senso di impotenza e l’angoscia che attanagliano la comunità, toccando corde profondamente umane.

“Si fa fatica anche a trovare le parole – ha dichiarato Marzia Sandroni – entrambe le nonne sono colleghe. Non riesco a pensare al dolore dei genitori. Siamo col fiato sospeso”. Questa testimonianza evidenzia come il lutto si sia propagato, colpendo non solo il nucleo familiare diretto, ma anche la rete di affetti e colleganze che gravitava intorno al piccolo Leo. L’attesa per l’esito dell’autopsia e per il prosieguo delle indagini mantiene l’intera comunità in uno stato di sospensione e angoscia, desiderosa di verità e giustizia per l’inspiegabile fine di una vita così breve. La tragedia di Soci, riportata dalle cronache locali, rimane un monito sulla fragilità della vita e sulla responsabilità che avvolge la cura dei più piccoli.

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Ultimo Aggiornamento: 14/11/2025 16:43

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