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Runner morti nel sonno, spuntano i certificati falsi di Anna Zillo

Pubblicato: 14/11/2025 19:29

Questo caso di cronaca sportiva e giudiziaria, che vede al centro la tragica scomparsa della runner veronese Anna Zilio, 39 anni, e l’ombra inquietante dei certificati medici falsi per l’idoneità agonistica, si sta rivelando un complesso intreccio di eventi che toccano non solo la provincia di Verona, ma anche quella di Vicenza, coinvolgendo atleti della stessa squadra. La notizia, riportata da quotidiani locali come l’Arena e il Corriere di Verona, ha acceso i riflettori su possibili irregolarità e ha portato la Procura ad aprire un’indagine, inizialmente contro ignoti, per far luce sulle circostanze del decesso della donna.

La scoperta dei certificati non autentici

Il fulcro dell’indagine veronese, aperta dopo il ritrovamento senza vita di Anna Zilio nella sua abitazione il 12 ottobre scorso, è rappresentato dalla documentazione medica necessaria per la pratica dell’attività agonistica. Inizialmente, il quotidiano l’Arena aveva riportato che un certificato medico di abilitazione, risalente al 2021, era ritenuto falso. Tuttavia, un aggiornamento del Corriere di Verona ha fornito una versione più complessa e potenzialmente più grave della situazione: sarebbero in realtà due i certificati medici non autentici, e la loro datazione è molto più recente. Questi due documenti sarebbero relativi agli anni 2023 e 2024. Quest’ultima datazione è di particolare importanza poiché la validità di un certificato di idoneità agonistica è tipicamente di un anno. Pertanto, il certificato del 2024, seppur non autentico, potrebbe essere stato formalmente non scaduto al momento del decesso della runner. La natura esatta della non autenticità, ovvero se si tratti di falsificazione totale, alterazione o uso di un timbro non autorizzato, è uno degli aspetti cruciali che gli inquirenti dovranno chiarire per ricostruire l’esatta dinamica degli eventi e delle responsabilità.

Il ruolo della vittima all’interno della società sportiva

Anna Zilio non era una semplice atleta; ricopriva anche l’importante incarico di segretaria all’interno della sua squadra, la Team Km sport di San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona. Le sue mansioni includevano, tra le altre cose, la gestione e l’archiviazione della documentazione degli atleti, un dettaglio che assume un peso significativo alla luce della scoperta dei certificati medici falsi. Questo ruolo le conferiva un accesso diretto e privilegiato ai documenti sensibili che attestano l’idoneità fisica alla pratica sportiva, sollevando interrogativi sulla sua possibile conoscenza, o addirittura coinvolgimento, nella creazione o nella gestione di tali documenti irregolari, sia per sé stessa che per altri atleti. È noto, peraltro, che la donna era stata costretta a interrompere la sua attività sportiva nel 2021 a causa di alcuni problemi medici, un fatto che potrebbe averla spinta, in un desiderio di tornare a correre, a cercare soluzioni sbrigative o illecite per ottenere la necessaria abilitazione.

L’inchiesta parallela e il legame tra le vittime

L’indagine sulla morte di Anna Zilio non è un caso isolato. Essa si inserisce in un contesto più ampio a causa di una sconvolgente coincidenza che ha portato la Procura di Vicenza ad aprire un’inchiesta parallela. Pochi giorni dopo la scomparsa di Zilio, un altro atleta della medesima squadra, Alberto Zordan, 48 anni, è morto nel sonno ai primi di novembre. Zordan apparteneva anch’egli alla Team Km sport, un fatto che ha immediatamente creato un collegamento tra i due decessi e ha alimentato il sospetto di una possibile dinamica comune o di fattori esterni, forse legati all’ambiente sportivo, che potrebbero aver contribuito alle due tragedie. L’attenzione delle due Procure si è dunque focalizzata sulla squadra e sulle sue pratiche, con l’obiettivo di determinare se vi sia una correlazione tra i decessi e, in particolare, se l’uso di sostanze illecite o la mancanza di una reale e documentata idoneità fisica abbiano avuto un ruolo.

Gli accertamenti tecnici e le consulenze tossicologiche

Per fare piena luce sulle cause del decesso di Anna Zilio e per indagare sull’ipotesi di sostanze potenzialmente pericolose, la Procura di Verona ha mosso passi decisivi sul fronte degli accertamenti tecnici. È stato conferito l’incarico per una consulenza tossicologica che ha il compito di analizzare l’eventuale presenza di sostanze nel sangue della donna. Questo tipo di analisi è fondamentale per escludere o confermare l’uso di farmaci, integratori o, nel peggiore dei casi, sostanze dopanti che potrebbero aver avuto un impatto letale sull’organismo, soprattutto in una persona con pregressi problemi medici. Parallelamente, per entrambe le vittime, Anna Zilio e Alberto Zordan, è stato eseguito un esame diagnostico più approfondito che ha incluso il prelievo dei tessuti. Questo esame autoptico e istologico combinato mira a ottenere la massima quantità di informazioni biologiche per determinare la causa esatta e la natura del decesso di entrambi gli atleti, un passo cruciale per capire se le due morti siano eventi sfortunati e indipendenti o se abbiano un filo conduttore.

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