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“Se io muoio, anche lui…”. Madre taglia la gola al figlio di 9 anni, si scopre quella verità agghiacciante

Pubblicato: 14/11/2025 07:29

La tragedia di Muggia, in provincia di Trieste, ha scosso l’opinione pubblica: il piccolo Giovanni, 9 anni, è stato ucciso dalla madre Olena Stasiuk, 55 anni, che da tempo viveva una situazione familiare complessa e delicata. Il bambino era affidato al padre e fino a poco tempo fa incontrava la donna solo attraverso incontri protetti disposti dal tribunale.

A raccontare le prime ore dopo il delitto è don Andrea Destradi, parroco del Duomo dei Santi Giovanni e Paolo. Il sacerdote ha ricordato la telefonata disperata del padre, Paolo Trame, arrivata la mattina successiva all’omicidio: parole rotte dal pianto, incredulità e un dolore inconsolabile per la perdita del figlio.

Il delitto è avvenuto in un edificio storico affacciato su piazza Marconi. È lì che Olena Stasiuk, residente in Italia da diversi anni, avrebbe colpito mortalmente il bambino, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. La donna, che in passato era stata seguita dal Dipartimento di Salute Mentale, avrebbe poi simulato un tentativo di suicidio, riportando lievi ferite.

La Squadra Mobile di Trieste, impegnata nella ricostruzione dei fatti, ha descritto una scena estremamente drammatica. Le prime indagini suggeriscono l’uso di un coltello da cucina, con cui il piccolo sarebbe stato colpito in modo fatale. L’episodio ha lasciato profondamente scossi anche gli agenti intervenuti.

La sera dell’omicidio, il padre del bambino, che doveva riprenderlo alle 21, era visibilmente agitato mentre cercava di contattare la ex compagna. Il rapporto tra i due era segnato da conflitti e precedenti episodi di violenza, tra cui un’aggressione al collo ai danni del bambino, refertata due anni fa. Per questo motivo il tribunale aveva inizialmente imposto un regime di visite protette.

Successivamente, completato il percorso stabilito dai servizi, il tribunale aveva autorizzato la ripresa degli incontri liberi tra madre e figlio. Quella sera, tuttavia, quando Paolo non ha ottenuto risposta, ha chiamato il 112. Polizia e vigili del fuoco sono entrati nell’appartamento tramite una scala, trovando la donna in stato confusionale e ferita a un braccio.

Adesso c’è da capire perché la donna non fosse in cura dagli specialisti. Dalla Asl precisano: il Dsm non l’aveva più in carico da diversi anni mentre il sindaco Paolo Polidori spiega che i Servizi sociali comunali la seguivano «ma per sincerarsi che fossero seguite le prescrizioni del tribunale successive alla causa di divorzio».

Don Andrea conosceva bene la famiglia: Giovanni «era un biondino, appassionato di calcio, a cui tutti volevano bene», Paolo «un padre dedito al figlio» e Olena una donna alla quale spesso avevo suggerito: “fatti aiutare dai medici”. Ma lei era convinta di non averne bisogno». Una «tragedia sconvolgente», così l’hanno definita il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga e la deputata dem Debora Serracchiani. E ancora: il «Muggia 1967», la squadra di calcio per cui era tesserato il piccolo Giovanni, ieri ha sospeso tutte le sue attività sul campo da gioco.

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