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“Di Battista lavora per Putin? Indagate”. Il sospetto gravissimo del politico sull’ex grillino

Pubblicato: 02/12/2025 09:25

Un nuovo fronte di scontro politico si è aperto dopo il post pubblicato su X da Carlo Calenda, che ha puntato il dito contro Alessandro Di Battista sollevando dubbi sui suoi rapporti con ambienti russi e chiedendo un intervento degli organismi istituzionali preposti alla sicurezza nazionale. Le parole del leader di Azione, immediatamente rilanciate sui social e nel dibattito pubblico, hanno riacceso tensioni latenti attorno alla figura dell’ex deputato del Movimento 5 Stelle e al suo ruolo nel panorama mediatico italiano.
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Le dichiarazioni di Calenda, dense di riferimenti espliciti e sottintesi politici, hanno contribuito a infiammare ancora di più un clima già polarizzato. Nel suo intervento social, il senatore ha messo al centro una questione che negli ultimi anni è emersa più volte: il possibile intreccio tra attivismo politico, esposizione mediatica e influenza di potenze straniere nei processi informativi italiani.

Il post di Calenda e i sospetti sollevati

Nel messaggio pubblicato su X, Calenda ha scritto: “Credo che occorra chiarire se Alessandro Di Battista – il cui ‘libro’ riprende il nome della campagna di propaganda del Cremlino in Occidente – sia legato in qualche modo a: società di propaganda russe; aziende che fanno business in Russia; considerato anche il fatto che è ospite fisso di numerose trasmissioni televisive e che in passato, come Salvini, ha firmato un accordo di collaborazione formale con Russia Unita a nome dei 5S. Ci sono io credo gli estremi per una verifica approfondita degli organi preposti alla sicurezza dello Stato”.

Il riferimento al “libro” di Di Battista, indicato da Calenda come richiamante una presunta campagna del Cremlino, si inserisce in un quadro di accuse che toccano due temi centrali: la propaganda russa e l’eventuale presenza di figure italiane a essa vicine. Calenda suggerisce infatti che l’ex parlamentare potrebbe avere legami, diretti o indiretti, con società riconducibili alla galassia russa, o con aziende che mantengono interessi economici in quel mercato.

A rafforzare le sue preoccupazioni, il leader di Azione cita inoltre la costante presenza dell’ex 5 Stelle in trasmissioni televisive, un’esposizione mediatica che, secondo la sua lettura, richiederebbe maggiori chiarimenti alla luce dei passati rapporti politici tra Di Battista e il partito Russia Unita.

Il richiamo alla collaborazione con Russia Unita

Nel passaggio più diretto del suo intervento, Calenda ricorda che Di Battista, “come Salvini”, avrebbe firmato un accordo di collaborazione formale con il partito di maggioranza russo, quando rappresentava il Movimento 5 Stelle. Il riferimento a quell’atto, già emerso nel dibattito politico negli anni passati, viene nuovamente rilanciato da Calenda con implicazioni pesanti: un legame, seppur istituzionale e risalente nel tempo, che oggi potrebbe assumere un’altra lettura alla luce dello scenario geopolitico e delle tensioni globali.

Per questo, Calenda conclude il suo messaggio avanzando la richiesta più forte: una “verifica approfondita” da parte degli organi competenti della sicurezza dello Stato, ritenendo che sussistano gli estremi per un accertamento formale sui potenziali rapporti di Di Battista con realtà legate alla Russia.

Le implicazioni politiche e mediatiche

Il post ha immediatamente iniziato a circolare generando reazioni contrastanti. Il leader di Azione ha ancora una volta scelto i social come arena privilegiata per portare alla luce suspicions e criticità, spostando il confronto politico su un terreno delicato, dove si intrecciano informazione, influenza estera, ruolo dei media e responsabilità delle figure pubbliche.

Le sue parole aprono interrogativi rilevanti nel dibattito contemporaneo: fino a che punto sia legittimo sollevare dubbi pubblici basati su elementi politici e pregressi, quali siano i confini tra critica e denuncia, e quali effetti possano avere richieste di accertamento così nette, soprattutto quando rivolte a organi dello Stato.

Un caso destinato a far discutere

La presa di posizione di Calenda conferma quanto il tema della penetrazione russa nella politica e nell’informazione europea resti al centro della discussione, e quanto ogni riferimento a figure pubbliche possa alimentare una tempesta politica immediata. La vicenda, ancora agli inizi, appare destinata a proseguire nei prossimi giorni, con ripercussioni nel dibattito parlamentare, nel mondo dell’informazione e nelle relazioni tra i partiti.

L’intervento del leader di Azione, con un linguaggio diretto e privo di filtri, ha dato forma a un’accusa che inevitabilmente si ripercuoterà nel confronto politico italiano, riaccendendo tensioni interne e alimentando nuove domande sulla trasparenza, sui rapporti internazionali e sul ruolo degli spazi mediatici in una fase storica in cui la sicurezza nazionale è diventata una parola chiave centrale.

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