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Pd spaccato! “Cosa penso di Israele!”. Le parole di Fassino shock per Schlein

Pubblicato: 02/12/2025 09:05

Nel clima già teso che circonda il dibattito italiano sulla guerra in Medio Oriente, un nuovo fronte di polemica si è aperto attorno al ruolo del deputato del Partito Democratico Piero Fassino, protagonista di un collegamento diretto con il Parlamento di Gerusalemme durante un evento ospitato alla Camera. La partecipazione del parlamentare, non precedentemente comunicata ai vertici del partito, ha alimentato discussioni sulla linea politica dei dem e sulla gestione dei rapporti con Israele, soprattutto alla luce delle recenti prese di posizione della segretaria Elly Schlein.
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Mentre proseguono le accuse e le contro–accuse sulle responsabilità internazionali, la giornata politica romana si è trasformata in un palcoscenico di dichiarazioni, recriminazioni e rivendicazioni, con un lessico in cui si intrecciano amicizia tra i popoli, vicinanza a Israele e richiami al presunto “scontro di civiltà” evocato da alcuni partecipanti.

Il ruolo di Fassino e la spaccatura nel Pd

Il collegamento di Fassino con la Knesset, durante una conferenza stampa organizzata dalla Lega, ha sorpreso non solo gli osservatori, ma anche la stessa dirigenza del Partito Democratico. Il deputato è intervenuto definendo Israele una “società aperta, libera e democratica”, con una dialettica interna che, a suo avviso, resta vitale nonostante i due anni di guerra nella Striscia di Gaza. Nel suo intervento, tuttavia, non ha menzionato il tema più controverso del momento: le accuse internazionali sul presunto genocidio in corso, questione che sta lacerando il dibattito politico europeo.

Il quotidiano che ha riportato l’episodio ha tentato di contattare il deputato per ulteriori chiarimenti, senza ottenere risposta. Intanto, dai vertici dem è filtrato imbarazzo: Giuseppe Provenzano, responsabile esteri e membro ufficiale del gruppo di collaborazione parlamentare con Israele, non era stato informato della missione. Secondo fonti interne, Fassino sarebbe subentrato da poco nel gruppo, ma il sito istituzionale non sarebbe ancora aggiornato.

La cornice dell’incontro e la regia politica

L’occasione del collegamento è stata una conferenza nella sala stampa della Camera, organizzata da Celeste Vichi, presidente dell’Unione associazioni Italia-Israele, già nota per aver premiato il vicepremier Matteo Salvini lo scorso luglio per i suoi rapporti con Tel Aviv. Oltre a Vichi, erano presenti o collegati esponenti politici di centrodestra, rappresentanti del mondo associativo e personalità vicine all’area conservatrice.

Nel suo intervento, Fassino ha insistito sulla necessità di una relazione stabile tra Italia e Israele, sottolineando che i governi possono cambiare ma gli Stati restano. Una posizione che contrasta con le recenti richieste di Schlein, che solo poche settimane fa aveva sollecitato la premier Giorgia Meloni a interrompere la cooperazione militare con il governo di Benjamin Netanyahu.

Reazioni e accuse di ipocrisia politica

Il vicepresidente dell’Unione associazioni Italia-Israele, Lidano Grassucci, ha criticato duramente quella parte di opinione pubblica italiana che, a suo dire, difende la libertà solo a parole. Riferendosi alle reazioni di alcune persone presenti in transito nella sala stampa, ha commentato con durezza la presunta incoerenza di movimenti a tutela di donne e persone LGBT+, accusati di sostenere Stati “teocratici”.

L’associazione, reduce dal suo settimo congresso, ha inoltre rilanciato la richiesta di adottare una legge che recepisca la definizione operativa di antisemitismo, illustrando un elenco di esponenti politici che hanno partecipato ai lavori, dall’ambasciatore israeliano Jonathan Peled fino ai rappresentanti di diversi partiti italiani.

La sinagoga vandalizzata e lo scontro di civiltà evocato dal centrodestra

La giornata è stata ulteriormente segnata dalla notizia del vandalismo contro la sinagoga di Monteverde Vecchio a Roma, episodio che ha offerto agli esponenti del centrodestra l’occasione per ribadire l’esistenza, secondo loro, di un conflitto valoriale in atto. Per il deputato di Forza Italia Andrea Orsini, “difendere Israele significa difendere noi stessi”, sottolineando come l’ebraismo sia parte fondante dell’identità occidentale.

Anche il leghista Paolo Formentini, presidente del gruppo parlamentare di collaborazione con Israele, ha ribadito l’intenzione di proseguire nel lavoro comune annunciando nuove iniziative al rientro in Italia.

Un episodio che riaccende il dibattito sulla linea internazionale del Pd

La partecipazione di Fassino al collegamento con la Knesset ha di fatto riaperto una frattura interna nel Partito Democratico sul rapporto con Israele e sulla definizione della politica estera nel contesto del conflitto in Medio Oriente. Pur senza amplificazioni retoriche, l’episodio rimette al centro uno dei nodi più sensibili della politica italiana: il bilanciamento tra diplomazia, diritti umani e relazioni strategiche in un contesto globale sempre più polarizzato.

In un clima già segnato da divisioni, la vicenda solleva interrogativi sulla coerenza delle posizioni e sulla gestione dei rapporti bilaterali, toccando un tema che, da mesi, attraversa non solo il Pd, ma l’intero arco parlamentare italiano.

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