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Lutto in Italia, addio a un gigante: “Hai salvato centinaia di persone”

Pubblicato: 07/12/2025 20:31

Nel mondo degli alpini cresce un profondo sentimento di cordoglio per la scomparsa del generale Luigi Piccini, figura che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento umano e professionale. La notizia della sua morte ha suscitato commozione tra quanti, nel tempo, hanno condiviso con lui esperienze difficili, soprattutto legate all’immediata risposta al drammatico terremoto del 1976, che segnò in modo indelebile il Friuli e le sue comunità.

L’ufficiale, spentosi all’età di 81 anni, viene ricordato come un uomo riservato, lontano dai riflettori ma capace di un’azione decisa e costante. Il suo contributo nelle ore successive alla scossa del 6 maggio resta una pagina fondamentale della memoria collettiva, poiché rappresentò uno dei primi interventi di sgombero delle macerie nel territorio devastato.

Il ruolo decisivo dopo il sisma del ’76

A Gemona del Friuli (Udine), dove prestava servizio come capitano alla guida della compagnia Genio Pionieri della Brigata Julia, Luigi Piccini coordinò il complesso lavoro di liberazione delle strade del centro storico, restituendo rapidamente vie di accesso vitali per i soccorsi. La conoscenza capillare del territorio e il rapporto di fiducia con la popolazione si rivelarono determinanti per agire con tempestività in un contesto di distruzione e paura.

Chi ha operato al suo fianco ricorda l’ufficiale come una presenza silenziosa ma incisiva, dotata di grande lucidità e senso del dovere. Il colonnello Agostino Ferrari, suo vice all’epoca, ha sottolineato come la compagnia, nonostante avesse perduto sei uomini a causa del sisma, riuscì a mobilitarsi immediatamente anche grazie alla guida di Piccini, occupandosi inoltre del delicato compito del riconoscimento delle salme nel cimitero cittadino.

Una carriera votata al servizio del territorio

Dal 1977, Piccini fu trasferito alla Direzione lavori del Genio militare di Udine, contribuendo alla progettazione della ricostruzione delle caserme distrutte. Il suo percorso proseguì poi alla caserma Battisti di Trento, al Genio militare di Firenze e infine a Padova, dove concluse l’attività prima di dedicarsi completamente alla vita comunitaria.

Per il servizio prestato nel post-terremoto ricevette l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1992, mentre nel 1978 la compagnia da lui comandata fu decorata con la medaglia d’argento al valore dell’Esercito. Riconoscimenti che suggellano una carriera costruita sulla concretezza, sulla competenza e sull’impegno costante nei confronti del Paese.

Un punto di riferimento a Savorgnano del Torre

Rientrato a Savorgnano del Torre (Udine) dopo il pensionamento, Luigi Piccini si è dedicato con entusiasmo al volontariato, diventando uno dei pilastri della parrocchia locale. Il sindaco di Povoletto, Giuliano Castenetto, ha ricordato il suo sostegno a don Giuseppe Riva e alla scuola materna, testimoniando la gratitudine di una comunità che lo ha visto attivo fino agli ultimi anni.

Numerosi anche i messaggi di stima provenienti dal territorio: tra questi quello di Claudio Sandruvi, oggi sindaco di Montenars e assessore a Gemona durante il sisma, che ha definito “preziosissimo” il suo contributo in quei giorni difficili. Parole sentite anche da Ivo Del Negro, presidente dell’Ana gemonese, che ha annunciato la presenza del vessillo dell’associazione alle esequie, ricordando come si sperasse di celebrarne insieme il cinquantesimo anniversario del terremoto.

I funerali del generale Luigi Piccini, che lascia la moglie Ines, i figli Enrico e Francesco e gli amati nipoti, saranno celebrati mercoledì 10 dicembre alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di Savorgnano del Torre (Udine).

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