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Trump scatena nello spazio la nuova guerra fredda contro la Cina: Luna, Marte e propulsori nucleari

Pubblicato: 07/12/2025 09:49

La competizione per la conquista dello spazio è tornata al centro del dibattito internazionale, trasformandosi in un terreno di strategia geopolitica in cui tecnologia, prestigio e capacità di proiezione globale si intrecciano in modo sempre più evidente. Le grandi potenze guardano alla Luna e a Marte non solo come simboli di progresso scientifico, ma come frontiere da presidiare per affermare la propria supremazia. È una sfida che richiama lo scenario della Guerra Fredda, ma con attori e interessi profondamente mutati, in cui l’innovazione privata assume un peso crescente.
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In questo contesto, avanzare per primi significa dettare l’agenda del futuro: stabilire rotte, infrastrutture, regole e vantaggi economici in un territorio ancora privo di confini definiti. Le agenzie spaziali nazionali, affiancate da colossi tecnologici, alimentano una corsa che non riguarda più soltanto l’esplorazione, ma la possibilità concreta di creare una presenza stabile fuori dalla Terra. È questa la cornice in cui si inseriscono le nuove scelte politiche degli Stati Uniti, che puntano apertamente a riconquistare un ruolo dominante.

Isaacman e le nuove priorità della NASA

In questo scenario, prende forma il piano di Jared Isaacman, l’uomo scelto da Donald Trump per guidare la NASA, in attesa della conferma del Senato. L’obiettivo dichiarato è chiaro: inviare una missione di astronauti sulla Luna prima che lo faccia la Cina e avviare una presenza duratura sul satellite, sostenuta anche dallo sviluppo di propulsori nucleari per facilitare il viaggio umano verso Marte. Una strategia ambiziosa che rilancia le intenzioni della Casa Bianca e riaccende una competizione internazionale già incandescente.

Isaacman, imprenditore nel settore dell’e-commerce, vicino a Elon Musk e astronauta per diletto grazie ai voli di SpaceX, era stato designato alla direzione della NASA già nel 2024, salvo poi vedere ritirata la propria candidatura per le tensioni esplose tra Trump e Musk. Il suo ritorno segna un riavvicinamento tra i due e allarma il Partito Democratico, consapevole dell’influenza che il fondatore di SpaceX potrebbe esercitare sull’agenzia spaziale e dei vantaggi competitivi che l’azienda potrebbe trarne.

La sfida lunare tra Stati Uniti e Cina

SpaceX è coinvolta nel Programma Artemis, avviato nel 2017 dalla medesima amministrazione Trump, con l’obiettivo di riportare astronauti sulla Luna e costruire una base permanente che apra la strada a missioni verso Marte. La missione Artemis III, prevista per il 2027, rimane però incerta e soggetta a possibili rinvii. Una fragilità temporale che contrasta con la determinazione della Cina, pronta a inviare un equipaggio umano sulla Luna entro il 2030 e a puntare direttamente al Polo Sud, zona ritenuta ricca di risorse strategiche come terre rare, elio-3 e ghiaccio d’acqua.

Pechino ha inoltre previsto per il 2026 il test del lanciatore Lunga Marcia 10, un tassello chiave nelle future missioni lunari. Nessuno dei due Paesi dispone al momento di un sistema operativo per allunare equipaggi umani, ma entrambi sono vicini a raggiungere il traguardo grazie agli enormi investimenti dei programmi nazionali. Il vantaggio storico statunitense, un tempo indiscutibile, è oggi minacciato dall’ascesa tecnologica cinese.

Il ruolo di India, Russia ed Europa

Oltre ai due giganti, anche India e Russia osservano con attenzione la corsa allo spazio, pur partendo da posizioni più defilate. La Russia, attraverso l’agenzia Roscosmos, ha tentato di rilanciare il proprio programma lunare, ma si è scontrata con fallimenti tecnici, fondi limitati e priorità diverse imposte dal Cremlino. L’India, invece, ha segnato un importante successo con l’esplorazione del Polo Sud nel 2023 e punta a missioni più avanzate grazie alla collaborazione con il Giappone, sebbene il suo ruolo rimanga secondario nella corsa principale.

In questo quadro, anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) compie passi significativi dopo aver ottenuto il più grande budget della sua storia, oltre 22 miliardi di euro, finanziamento che servirà allo sviluppo di missioni su una luna di Saturno e ai progetti dedicati al ritorno umano sulla Luna. Le attività previste includono l’invio di un veicolo meccanico e la realizzazione di una rete di telecomunicazioni, infrastrutture essenziali per sostenere future missioni con equipaggi.

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