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“Si sta adattando all’uomo!”. Il drammatico appello di Pregliasco: cosa succede

Pubblicato: 07/12/2025 11:56

Negli Stati Uniti è stato confermato il primo caso umano di influenza aviaria H5N5 al mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha certificato la diagnosi su un paziente adulto residente nello Stato di Washington, deceduto a novembre in ospedale. L’individuo presentava patologie pregresse e si ritiene che la fonte più probabile di contagio sia stato il pollame domestico, in un contesto caratterizzato da numerosi focolai aviari negli Usa.

Secondo quanto comunicato, non sono stati registrati nuovi casi tra i contatti stretti del deceduto e non è stata rilevata trasmissione da uomo a uomo. La gravità del caso è attribuita principalmente alle condizioni di salute fragili del paziente, sottolineando come la vulnerabilità individuale possa amplificare il rischio di esito fatale.
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La valutazione degli esperti

Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università Statale di Milano, ha commentato il caso evidenziando che questi virus aviari stanno mostrando segnali di adattamento all’uomo, definendo l’evento come “la punta di un iceberg che inquieta”. Pregliasco ha richiamato l’attenzione sul fatto che alcune varianti H5N5, pur essendo meno note dell’H5N1, stanno aumentando in diffusione e hanno già compiuto salti di specie nei mammiferi, con episodi documentati in mucche e animali da compagnia negli Usa.

Calogero Terregino, del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria dell’Izsve, ha sottolineato che il virus H5N5 non possiede caratteristiche genetiche che lo rendano più aggressivo rispetto ad altri ceppi aviari circolanti. Rimane quindi un virus tipicamente aviario e poco adatto ai mammiferi, con il rischio maggiore concentrato su soggetti esposti ad animali infetti.

La situazione globale e il rischio per la popolazione

Nonostante il caso tragico, le autorità e gli esperti rassicurano la popolazione: il rischio di contagio per la comunità generale è basso, mentre aumenta per chi entra in contatto diretto con pollame o altri animali infetti. L’OMS e altre organizzazioni internazionali confermano l’assenza di segnali di adattamento umano significativo.

Pregliasco ha tuttavia richiamato la necessità di mantenere un’alta sorveglianza, monitorando attentamente i possibili spillover dagli animali all’uomo e la potenziale trasmissibilità interumana. Il virologo avverte che, pur essendo difficile prevedere una pandemia, il calo di attenzione negli Stati Uniti rappresenta un rischio evitabile: “Non abbassiamo la guardia, monitoriamo continuamente i contatti tra specie e la comparsa di eventuali mutazioni”.

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Le implicazioni per la sanità pubblica e la prevenzione

Il caso H5N5 conferma l’importanza di mantenere strategie di sorveglianza attiva sia a livello animale che umano, soprattutto nelle aree in cui il virus è diffuso tra il pollame domestico e selvatico. Gli esperti sottolineano che interventi tempestivi, come isolamento degli animali infetti e protezioni per chi lavora a contatto con essi, sono fondamentali per prevenire nuovi casi e limitare la possibilità di adattamento del virus all’uomo.

In sintesi, il primo caso umano di influenza aviaria H5N5 negli Usa rappresenta un campanello d’allarme internazionale. Se da un lato il rischio di diffusione nella popolazione generale resta basso, dall’altro la vicenda sottolinea l’importanza di monitorare continuamente i virus zoonotici, gestire con attenzione i contatti con animali infetti e rafforzare la collaborazione tra istituzioni sanitarie globali per prevenire emergenze future.

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