
Il caso di Tatiana Tramacere continua a scuotere Nardò. Dopo il ritrovamento della ventisettenne nascosta per undici giorni nell’appartamento di Dragos Gheormescu, la famiglia respinge con forza l’idea che la vicenda possa considerarsi chiusa. Nella casa dove Tatiana è rientrata da 48 ore, protetta da parenti e silenzio, il fratello Vladimir racconta dubbi e inquietudini che crescono di ora in ora, mentre il paese passa dall’emozione del ritrovamento all’onda del giudizio social.
Tra persiane serrate e telecamere ancora appostate in strada, i parenti chiedono che venga chiarito ciò che è accaduto in quei giorni trascorsi nell’abbaino dell’amico, un ragazzo che la famiglia conosceva appena, al punto da non sapere nemmeno della relazione nata tra i due. La spiegazione fornita finora, quella di una scelta condivisa, per loro non regge e lascia aperte troppe domande su cui vogliono risposte.
I dubbi della famiglia sul racconto dei giorni scomparsi
Vladimir non usa giri di parole. Ritiene che le frasi pronunciate da Tatiana in ospedale — quando tremava, confusa, sotto forte stress — non possano essere considerate una versione attendibile. La ragazza avrebbe detto di non essere stata sequestrata e di aver “fatto tutto insieme” a Dragos, ma per la famiglia quelle parole non rispecchiano la realtà. L’avvocato precisa anche che quelle dichiarazioni non sono state verbalizzate in un secondo momento, segno che gli inquirenti non hanno ritenuto necessario approfondire ulteriormente.
Nel frattempo, dentro casa si prova a ricostruire una normalità. Un parrucchiere è arrivato per aiutare Tatiana a rimettersi in ordine, alcuni parenti l’hanno abbracciata senza porle domande, rispettando una fragilità che ora appare evidente. I familiari non sapevano neppure dell’esistenza di Dragos nella sua vita: erano convinti che la ragazza fosse ancora legata al suo ex, un carabiniere che vive a Brescia, che lei voleva sorprendere con una visita per cui aveva già il biglietto dell’autobus.
La ricostruzione di quei giorni e l’ombra che resta su Dragos
Quell’autobus però Tatiana non l’ha mai preso. Le telecamere del paese l’hanno ripresa mentre camminava a braccetto verso la casa di Dragos, dove sarebbe rimasta fino al blitz dei carabinieri. Lì, a 500 metri dalla sua abitazione, guardava in televisione gli appelli disperati della famiglia e seguiva la mobilitazione del paese che la cercava ovunque.
Per Vladimir, la versione fornita da Dragos non chiarisce nulla. La considera incoerente, insufficiente, e lo lascia intendere senza mezzi termini. La famiglia non accetta che l’intera vicenda venga liquidata come una semplice “scelta personale” di Tatiana, perché troppe cose non tornano: dall’isolamento totale alla mancata comunicazione, fino al comportamento dell’uomo che sarebbe rimasto per giorni nell’appartamento con lei senza pensare a informare nessuno.
Tatiana per ora tace, e chi le è vicino sostiene che potrebbe continuare a farlo finché non saranno le autorità a chiederle una testimonianza ufficiale. Intanto, fuori da casa, cresce il brusio del paese e quello dei social, tanto da spingere il sindaco Pippi Mellone a invitare i cittadini a fermarsi alla felicità per il suo ritrovamento. La famiglia, però, ripete una sola cosa: la verità non è ancora venuta a galla.


