Si chiamava Giovanni Francesco Asperti ma è morto col nome di battaglia di Hiwa Bosco. Asperti, 50 anni, originario di Bergamo, era un cittadino italiano ma anche un combattente filo-curdo che militava sul suolo siriano. La conferma della sua morte è già arrivata da parte della Farnesina. I miliziani curdi scrivono: “Vittima di uno sfortunato incidente“.
Giovanni, italiano morto in Siria: il messaggio dei suoi compagni curdi
“Durante tutta la sua vita nella lotta di liberazione – hanno riportato le forze curde sul proprio sito web – Hiwa Bosco ha dato esempio di vera vita rivoluzionaria e ha sempre agito sulla base di questi valori fino all’ultimo momento della sua vita“. Così lo ricordano i compagni dell’Unità di protezione popolare (o Ypg) dopo aver comunicato la notizia ufficiale della sua morte. Giovanni Asperti si era infatti unito alle forze curde in territorio siriano per combattere sul campo lo Stato Islamico nel Rojava e nel nord della Siria. L’uomo sarebbe rimasto vittima di uno “sfortunato incidente mentre era in servizio a Derik“, nel governatorato nord-orientale siriano di Al Hasakah, il 7 dicembre scorso. Ad ora, non sono ancora noti ulteriori dettagli sulla dinamica della morte dell’italiano.
La Farnesina ha inoltre dichiarato che il consolato italiano a Erbil (capoluogo del Kurdistan iracheno, a circa 70 chilometri da Mosul, NdR) sta lavorando al caso ed è già in contatto con i familiari.
Primo martire italiano #YPG.
Giovanni Francesco Asperti, nom de guerre “Hiwa Bosco”, è caduto a #Derik i primi giorni di Dicembre, ma le YPG ne hanno dato notizia solo oggi.HER BIJI GIOVANNI!
SEHIT NAMIRIM! I partigiani non muoiono mai#TwitterKurds pic.twitter.com/ZTHYtbrjwg— Anna Irma Battino (@AnnaIrmaBattino) 7 gennaio 2019
La città di Derik o Al-Malikiyah, luogo dove ha perso la vita Giovanni Francesco Asperti, è una città nel nord-est della Siria, tra le prime ad ospitare i migliaia di sfollati con i campi profughi. Proprio a Derik si trovano anche la ONG italiana Un ponte per... e la Mezzaluna Rossa Curda che prevede la “promozione dei rapporti bilaterali basati sul modello di democrazia dal basso, anche con iniziative di solidarietà e informazione sulla questione kurda“.