Pochi giorni fa, un giudice federale del Maryland, Theodore Chuang, ha rifiutato il tentativo di chiudere una causa contro il colosso farmaceutico Bristol-Myers Squibb Co. Ad essere coinvolte sono anche la John Hopkins University e la Fondazione Rockefeller. Queste importanti istituzioni statunitensi sarebbero implicate, insieme alla BMS, in una serie di esperimenti sulla sifilide condotti illegalmente in Guatemala negli anni Quaranta. Ora le vittime e i loro familiari chiedono un risarcimento di un miliardo di dollari.
Alla sbarra il colosso farmaceutico: causa da un miliardo di dollari
La causa è iniziata nell’aprile 2015 e ha coinvolto le 444 vittime di esperimenti medici condotti a insaputa delle “cavie”. Sono state citate in giudizio la Bristol-Myers Squibb Co., la rinomata John Hopkins University e la Fondazione Rockefeller, accusate di essere a conoscenza di quanto accaduto tra il 1945 e il 1956. I ricercatori e altri impiegati di questi centri di ricerca avrebbero incoraggiato, diretto e approvato esperimenti su soggetti umani non consenzienti in Guatemala riguardanti le malattie veneree.
I soggetti accusati hanno provato ad usare una recente pronuncia della Corte Suprema, che difende le corporation americane da cause nelle corti degli Stati Uniti riguardanti abusi sui diritti umani all’estero senza l’autorizzazione del Congresso. Il giudice Chuang ha rigettato questa linea dichiarando che l’indicazione della Corte Suprema non “preclude categoricamente” il ricorso ai tribunali statunitensi. Inoltre, secondo Chuang, la mancanza di tensioni diplomatiche con il Guatemala riduce il bisogno di cautela, come riporta Reuters.
Cosa è successo in Guatemala
Negli anni Quaranta una serie di esperimenti riguardanti la cura delle malattie veneree è stata portata avanti in Guatemala. L’obiettivo era studiare come la penicillina, recentemente scoperta, curasse le malattie a trasmissione sessuale e quanto fosse efficace. Una serie di esperimenti è stata condotta inizialmente a Tuskegee, in Alabama, sulla popolazione afro-americana, ma presto si è reso necessario continuare altrove. La scelta dello Stato centro-americano ha varie ragioni: prostituzione legale, quindi un facile veicolo di trasmissione, e la quasi totale assenza di sifilide e gonorrea nel Paese.
Soldati, prostitute, carcerati, pazienti psichiatrici e altri soggetti vulnerabili sono diventate le inconsapevoli cavie di questo esperimento. Coinvolti nella sperimentazione la United States Public Health Service e alcuni esponenti del governo guatemalteco. All’epoca, la legislazione sulla sperimentazione sugli esseri umani, come fa notare Slate, nera alquanto nebulosa. La legge penale guatemalteca individuava come un crimine la trasmissione intenzionalmente una malattia venerea ma, a differenza di Tuskegee, dove lo studio coinvolgeva persone già malate, in Guatemala sono stati infettati soggetti sani. I quali non avevano prestato nessun tipo di consenso e le cure mediche, all’epoca già facilmente disponibili, non sono state prestate per studiare l’evoluzione della malattia.
La scoperta e le conseguenze
A far emergere questa storia agghiacciante, che ha coinvolto migliaia di persone, è stata Susan Reverby, storica del Wellesley College, nel 2003. Durante una ricerca sugli esperimenti di Tuskegee, si è imbattuta negli appunti del dottor John Charles Cutler. Il medico del Public Health Service ha avuto un ruolo centrale nel mettere in piedi e poi condurre gli esperimenti in Guatemala. Dopo essere arrivato nel Centro-America nel 1946, ha iniziato a inoculare il batterio della sifilide nelle prostitute, che sono poi state pagate per avere rapporti sessuali con i soldati. Nonostante le donne avessero contratto la malattia, non è stato così per gli uomini, quindi Cutler ha ampliato i metodi per inoculare il batterio, tramite gli occhi o l’inoculazione direttamente nell’uretra. Gli esperimenti sono durati un paio di anni, poi il medico è tornato negli Stati Uniti, dove si è unito all’ultima fase degli esperimenti di Tuskegee.
Secondo Slate, sono stati 1.308 i soggetti infettati, di cui solo la metà ha ricevuto il trattamento antibiotico. Di questi, diversi hanno trasmesso la sifilide congenita alla propria prole, e per le condizioni di povertà in cui versano è stato impossibile curare la malattia. Dopo che questo capitolo nero della medicina è emerso, nel 2010 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ufficialmente porto le scuse del Paese al Guatemala. Così ha fatto il suo Segretario di Stato Hillary Clinton, che ha parlato di “biasimevoli ricerche (…) condotte sotto le spoglie della sanità pubblica“. Una causa è stata intentata contro gli Stati Uniti nel 2011, respinta poco dopo per il principio di irresponsabilità sovrana.