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Amadori cambia la sua pubblicità: rilevate incongruenze dall’Agcm

Pubblicato: 17/01/2019 15:52

La nota azienda italiana Amadori descriveva sul proprio sito internet e sulle brochure le condizioni in cui teneva i propri polli in maniera non del tutto veritiera. Dopo l’intervento dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato  (Agcm), l’azienda ha deciso di fare un passo indietro e rettificare la comunicazione sui propri allevamenti.

Amadori e la pubblicità su sito e brochure

Il problema rilevato dall’Autorità riguardava “la diffusione, attraverso il sito internet aziendale, di una comunicazione commerciale diretta a veicolare, con particolare enfasi, l’impegno della cooperativa nel garantire le migliori condizioni di benessere animale in ogni fase della filiera”. Nel bollettino dell’Agcm si legge: “In particolare, il professionista appariva ascrivere a tutta la produzione un vanto di tutela del benessere degli animali che, invece, risulta circoscritto a due linee di prodotto di nicchia (pollo campese e pollo 10+)”.

Si leggeva inoltre sul sito e sulle brochure che era stato disposto “maggiore spazio in allevamento rispetto ai limiti di legge (con una densità massima di 33 kg per mq rispetto a 39 kg per mq) ” che dopo le necessarie verifiche si è dimostrato falso, visto che lo spazio si limitava ad osservare il limite di legge e non a superarlo.

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L’esultanza degli animalisti

Le verifiche dell’Agcm sono iniziate nel 2018 in seguito alle denunce dell‘Enpa in coordinamento con il team di investigazioni italiano di Animal Equality, che già a ottobre 2017 denunciò le condizioni terribili dei polli allevati negli stabilimenti Amadori. Come si legge nel comunicato stampa: “L’azienda, come previsto dal Codice del consumo, ha proposto di modificare le informazioni sulla filiera di pollo italiano rivolte al pubblico, informazioni che – come dimostrato invece pubblicamente dalle inchieste di Animal Equality e dalle denunce di Enpa – erano potenzialmente idonee a trarre in inganno il consumatore”.

Le verifiche dell’Agcm comunque non hanno rilevato alcuna infrazione da parte dell’azienda. “Si tratta di un passo avanti fondamentale“, spiega Matteo Cupi, Direttore Esecutivo di Animal Equality Italia “perché questo dimostra l’importanza delle investigazioni e soprattutto il fatto che possano sussistere diversi casi in cui vi è una discrepanza notevole tra ciò che viene comunicato e la realtà”.