Il Tribunale di Milano ha dichiarato colpevoli 52 ex consiglieri ed ex assessori della Regione Lombardia per il reato di peculato. Tra questi spiccano i nomi di: Renzo Bossi, il figlio di Umberto Bossi soprannominato “Il Trota“, Nicole Minetti, ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, e Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega al Senato.
Le condanne e le spese pazze
Renzo Bossi, “Il Trota“, è stato condannato a una pena di 2 anni e 6 mesi, Nicole Minetti a 1 anno e 8 mesi, stessa pena cui è stato condannato anche Massimiliano Romeo. La condanna più grave è quella assegnata a Stefano Galli, ex capogruppo della Lega in Regione, con la pena di 4 anni e 8 mesi. In particolare, come riporta Repubblica, Nicole Minetti avrebbe speso in modo illegittimo 19.651 euro, mentre Romeo 22mila. Entrambi pare abbiano speso la maggior parte dei soldi in bar e ristoranti. Le condanne arrivano nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” del Consiglio Regionale della Lombardia tutte rimborsate dai contribuenti.

Le spese sono state quantificate in 3,4 milioni di euro, soldi spesi illegittimamente, come ha stabilito il Tribunale di Milano, in arco temporale che va dal 2008 al 2011. Nelle spese pazze era rientrato di tutto: latticini, provole, caramelle, patatine, spazzolini, frigoriferi, cene e pranzi praticamente ovunque (enoteche, bar, ristoranti, ecc.). I condannati sono 52 su 57 indagati in totale e sono a maggioranza appartenenti al partito di centrodestra di Silvio Berlusconi e della Lega, ma tra loro ci sono anche alcuni consiglieri dell’opposizione. Su 57 indagati e solo 5 sono stati gli assolti: Daniel Luca Ferrazzi, Romano Colozzi, Massimo Ponzoni, Carlo Maccari e Davide Boni (prescrizione per l’accusa di truffa).

Richiesta di rinvio respinta
Come riporta Repubblica, stamattina, Gaetano La Rocca, il presidente della decima sezione penale del Tribunale di Milano, ha respinto la richiesta di rinvio presentata da uno dei legali degli imputati. L’istanza di rinvio era stata avanzata in vista della nuova norma che è in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che prevede la derubricazione del reato di peculato a indebita percezione di erogazioni o fondi pubblici, un reato molto meno grave che avrebbe previsto pene molto più leggere.