Voleva arrivare in Europa, come tanti altri suoi conterranei, come tante altre persone. Ma a differenza degli altri, questo migrante 14enne originario del Mali ci teneva a dimostrare a tutti quanto fosse bravo a scuola. La dottoressa Cristina Cattaneo ha recuperato i suoi resti e ha scoperto la pagella cucita dentro le sue tasche e, con questa, la storia di un ragazzino che viaggiava verso l’Europa pieno di speranze, prima di morire in un naufragio nel 2015. La sua storia è stata omaggiata anche con una vignetta dal fumettista Makkox su Il Foglio.
Perché conosciamo la sua storia
L’anatomopatologa Cristina Cattaneo dal 2013 si occupa con altri colleghi di un progetto pilota che ha l’obiettivo di identificare le vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Un progetto che si rivela una necessità, considerato il grandissimo numero di migranti che muoiono ogni anno nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa. UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha calcolato che solo nel 2018 (il report è datato 6 novembre) hanno perso la vita nel Mediterraneo più di 2000 persone.
Tante delle esperienze che la dottoressa Cattaneo ha vissuto in questi anni di lavoro le ha narrate nel suo libro Naufraghi senza volto. Proprio una di queste storie racconta di un migrante 14enne originario del Mali che è morto in un naufragio il 18 aprile 2015. Con lui, quel giorno, morirono approssimativamente altre mille persone, 528 recuperate dalla dottoressa Cattaneo e dai suoi colleghi. Il suo corpo con la pagella cucita dentro i vestiti è stato recuperato dopo un anno.
La storia del migrante 14enne e della sua pagella
Quando la dottoressa Cattaneo e i suoi colleghi videro i resti del piccolo migrante si resero subito conto che doveva trattarsi di un ragazzino di 14 anni. Come ha raccontato la dottoressa, spesso accade che i migranti deceduti e recuperati da loro vengano trovati con dei documenti per loro importanti cuciti nei vestiti, come denaro, sacchetti con dentro la terra del loro Paese d’origine, tessere che dimostrano che sono donatori di sangue. Tutti questi documenti rigorosamente cuciti all’interno dei vestiti in modo che nessuno glieli possa portare via, glieli possa rubare.
Mai, però, era capitato alla dottoressa e ai suoi colleghi di trovare una pagella. La dottoressa e i suoi con la pagella in mano non hanno potuto fare a meno di riflettere, come ha raccontato al Corriere della sera: “Pensammo tutti la stessa cosa, ne sono sicura: con quali aspettative questo giovane adolescente del Mali aveva con tanta cura nascosto un documento così prezioso per il suo futuro, che mostrava i suoi sforzi, le sue capacità nello studio, e che pensava gli avrebbe aperto chissà quali porte di una scuola italiana o europea, ormai ridotto a poche pagine scolorite intrise di acqua marcia?“.
Verrebbe da riflettere e poi rispondere che magari il giovanissimo migrante nutrisse più che l’aspettativa, la speranza, forse, che nessuno gli dicesse che veniva in Europa a rubare il lavoro di qualcun’altro, oppure che veniva qui a vivere “la pacchia” a spese dei contribuenti. O magari aveva conservato la sua pagella con la speranza di poter dimostrare con i suoi bei voti che era venuto solo per studiare e che le capacità per farlo le aveva tutte. Oppure, infine, l’aveva custodita con la semplice speranza di non essere trattato come un criminale e di non sentirsi dire di dover tornare in Mali, dove nel 2015, ma ancora oggi la situazione non è affatto migliorata, i jihadisti tenevano sotto scacco il nord del Paese e compivano attentati al sud per diffondere la propria egemonia col sangue. O forse tutto quello cui andava incontro non lo sapeva e, alla fine, non lo saprà mai, forse, per fortuna.