Non è la prima volta che Vito Verna usa violenza sulla sua compagna, una donna di 45 anni originaria della Polonia. Adesso, l’uomo si trova in custodia cautelare in carcere per averla picchiata fino a romperle una gamba e poi per averle anche spaccato l’ingessatura, obbligandola a tornare in ospedale. L’uomo di 48 anni era già stato arrestato a novembre proprio a causa della sua condotta violenta nei confronti della donna.
Le violenze sulla compagna
Lo scorso settembre, la compagna 45enne di Vito Verna aveva trovato il coraggio di denunciare le sue condotte violente ai carabinieri.
Il 13 novembre 2018 l’uomo era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché le indagini dei carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone, in provincia di Caserta, avevano fatto emergere le violenze e le vessazioni cui l’uomo sottoponeva la sua compagna. Dalle indagini era emerso che le aggressioni di Vito Verna nei confronti della vittima si ripetevano quotidianamente. Così, era scattata la prima ordinanza di custodia cautelare in carcere, in seguito alla quale le indagini dei carabinieri non si sono fermate e hanno ricostruito l’ultima spietata aggressione del 48enne ai danni della compagna.
Le spacca la gamba e poi le rompe l’ingessatura
Proprio dopo che era stata emessa la prima ordinanza di custodia a novembre, l’uomo si era nuovamente accanito contro la sua compagna, picchiandola fino a romperle una gamba e poi, non contento, strappandole via anche il gesso, quando la donna era immobilizzata a letto per colpa dei danni fisici che lui stesso le aveva causato riempiendola di botte.
In seguito a questo ennesimo atto di violenza, la donna era stata costretta a tornare in ospedale per curare la gamba rotta. Quest’ultima aggressione ha spinto il Gip di Santa Maria Capua Vetere a emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Vito Verna. All’uomo è contestata l’accusa di aver picchiato la compagna fino a romperle un arto ed essersi poi accanito contro di lei spaccandole l’ingessatura e costringendola a tornare a curarsi in ospedale.
Contro di lui pesano anche l’aggravante della crudeltà con cui ha commesso il crimine, l’aggravante di averle causato una malattia grave e, infine, di essersi approfittato delle sue condizioni di malattia a causa delle quali la vittima non era in condizioni di difendersi.