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La lotta di Nice: dalle mutilazioni genitali femminili ad ambasciatrice

Pubblicato: 08/02/2019 15:57

La storia di Nice Nailantei Leng’ete è una storia di coraggio. Oggi è una donna di 28 anni, fiera e dal temperamento deciso. Quando ha deciso di fuggire dal suo villaggio in Kenya, però, aveva solo 9 anni. Nella sua cultura, quella Masai, le bambine tra i 4 e i 14 anni vengono sottoposte all’infibulazione, un rito tradizionale doloroso e invasivo che prevede l’asportazione parziale o totale dei genitali femminili esterni. Ribellandosi a questa consuetudine ha salvato sé stessa ma per lei questo non era abbastanza. Il suo obiettivo era quello di combattere per salvare molte altre bambine dallo stesso destino. Oggi è ambasciatrice di Amref Health Africa ed è stata inserita dal Time, nel 2018, tra le 100 persone più influenti al mondo: a pochi giorni dalla giornata mondiale della mutilazione femminile, si parla di nuovo di lei e della sua storia di vita.

La lotta contro le mutilazioni genitali femminili

Orfana dei genitori, all’età di 9 anni ha deciso di scappare dal piccolo villaggio di pastori nel quale viveva per sfuggire alla tradizionale pratica di mutilazione genitale femminile. Si è rifugiata per alcuni giorni su un albero e da lì è cominciata la sua vita, in una continua battaglia. Il suo rimpianto, però, è quello di non essere riuscita a salvare all’epoca la sorella maggiore da questa pratica.

Nice Nailantei Leng’ete, la donna che ha sfidato la cultura tradizionale del suo popolo
Nice Nailantei Leng’ete, la donna che ha sfidato la cultura tradizionale del suo popolo. Credits: Twitter/Africarivista

Con la perseveranza che ancora oggi la contraddistingue, ha introdotto nel suo villaggio e in molti altri un rito alternativo che mantiene viva la tradizione eliminando la pratica dell’infibulazione. La sua forza e caparbietà è stata riconosciuta e accettata anche dai guerrieri del villaggio che le hanno donato l‘Esiere, il bastone nero utilizzato dai saggi e anziani Masai. Un gesto, questo, colmo di significato. Si tratta di un rito simile a una festa, in cui le bambine, vestite in modi sgargianti e meravigliosi, partecipano a incontri di educazione sessuale, imparando a conoscere il loro corpo e quello dell’altro sesso, accendono candele simboliche che rappresentano la conoscenza e, quando vengono spente, simbolizzano la “morte” della violenza dei riti tradizionali.

L’introduzione di un rito di passaggio alternativo

Il 20 dicembre del 2012 è stata indetta, da parte delle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili che si celebra il 6 febbraio di ogni anno. Questa pratica, considerata ormai una violazione dei diritti umani, è stata inflitta – fino al 2016 – a circa 200 milioni di donne in 30 paesi del mondo. Un uso radicato nella cultura tradizionale, difficile da estirpare. Grazie all’azione di Nice Nailantei Leng’ete, però, qualcosa sta cambiando.

Lei, la donna che da anni si batte contro questa barbara procedura, viaggia e diffonde conoscenza e informazione tra le donne dei villaggi. Il suo obiettivo è quello di far comprendere quanto quest’usanza sia inutile, pericolosa e dolorosa. La sua proposta, infatti, è quella di sostituire l’infibulazione con un rito di passaggio alternativo, della durata di alcuni giorni dedicati a incontri di educazione sessuale e sanitaria. Già accolto in alcuni villaggi, il rituale prevede durante l’ultimo giorno l’accensione di una candela, simbolo della luce della conoscenza.

(Immagine in alto: Twitter)

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2019 16:01