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Impiantati i primi cuori artificiali “wireless” che si ricaricano senza fili

Pubblicato: 18/02/2019 17:16

Un’equipe medica internazionale ha impiantato, per la prima volta al mondo, due cuori artificiali “wireless”, in grado di ricaricarsi senza bisogno di cavi o batterie esterne. L’operazione si è svolta ad Astana, in Kazakistan, è ha visto protagonista un team formato da alcuni dei massimi esperti in materia, come Yury Pya, Ivan Netuka e il nostro Massimo Massetti, direttore dell’Area Cardiovascolare della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma. I due pazienti hanno 51 e 24 anni e soffrivano di un’insufficienza cardiaca terminale: grazie a questa nuova tecnologia potranno ricaricare il cuore artificiale in modalità “wireless”, attraverso una particolare cintura che invia la corrente al dispositivo dentro il torace del malato.

Il cuore si ricarica in un paio d’ore

Impiantare cuori artificiali era già una realtà, ma la tecnica presentava alcuni limiti rilevanti, tra cui il bisogno per il paziente di ricaricare periodicamente le batterie esterne. Normalmente, il cavo per ricaricarle è fatto passare attraverso la parete addominale o è collegato ad uno spinotto applicato nella zona dietro l’orecchio, da cui poi scende fino al cuore. Tutto ciò può causare il rischio di infezioni, oltre ad un grande impaccio per il malato.

cuore artificiale
La cintura utilizzata per ricaricare il cuore artificiale (immagine: policlinicogemelli.it)

Come spiega il professor Massimo Massetti, la nuova tecnologia riduce queste problematiche, perché “consente di ricaricare il cuore nel giro di un paio d’ore in modo ‘wireless’ (senza fili), lasciando il paziente libero di muoversi. Il paziente, infatti, ricarica il cuore artificiale indossando una cintura che invia corrente alla batteria interna del dispositivo. L’alimentazione wireless riduce il rischio di infezione, vero tallone di Achille nei sistemi alimentati via cavo, e permette una migliore qualità di vita nei pazienti impiantati con questo cuore artificiale”.

Altri interventi, anche in Italia

Il sistema, denominato FIVAD, consente un’autonomia di circa otto ore e ha subito notevoli controlli, da quelli in vitro fino alla sperimentazione animale. Solo alla fine di questo percorso è arrivato il via libera per gli interventi realizzati in Kazakistan, che saranno solo i primi di una lunga serie, anche in Italia: “I pazienti che sono in lista per trapianto cardiaco o coloro che ne sono esclusi per una qualsiasi causa – spiega il professor Massetti – potranno sperare in una vita pressoché normale senza il legame del cuore artificiale con le batterie esterne e con un rischio di infezioni significativamente ridotto”.

equipe medica
L’equipe medica che ha eseguito gli interventi (immagine: policlinicogemelli.it)

Immagine in alto: policlinicogemelli.it