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La scatola nera: cos’è e come funziona

Pubblicato: 28/03/2019 12:33

La scatola nera sta acquistando sempre più importanza nella nostra vita quotidiana. L’utilizzo sulle auto, proposto nei nuovi profili assicurativi immessi sul mercato, che fa seguito al decreto “scatole nere” che tratta l’applicabilità di sconti in polizza per chi decidesse di utilizzare tali dispositivi, ha già suscitato molte discussioni tra associazioni consumatori, Ania e Isvap.

Ambiti consolidati

Le scatole nere sono ad oggi impiegate sia sulle imbarcazioni che sui velivoli per tenere traccia di informazioni riguardanti comunicazioni, dettagli tecnici e rotte tenute. Con il principale obiettivo di determinare le cause di incidenti.
In Italia l’impiego in ambito navale è stato introdotto piuttosto recentemente, dal 2008, con l’entrata in vigore del decreto 196/2005. Per le navi passeggeri e per tutte le navi di stazza superiore a 3000 tonnellate che fanno scalo in un porto nazionale. Il dispositivo, in questo caso, si chiama Voyage Data Recorder (VDR) ed è collegato ai sensori posizionati sul ponte di comando e nelle zone sensibili della nave.
Risulta, invece, già ampiamente consolidato l’uso della scatola nera nel trasporto aereo, di cui si sente parlare ogniqualvolta un velivolo precipiti o risulti disperso.

scatola nera
Una delle scatole nere del volo Germanwings, precipitato in Alta Provenza – Fonte: Ansa

Chi l’ha ideata e quando

La Scatola nera nasce nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso grazie ad un chimico australiano David Warren (1925-2010) che propose questo sistema per registrare le voci dei piloti e le attività degli strumenti di volo in un congegno che non andasse distrutto in caso di caduta del velivolo. Questa idea gli venne a seguito di una investigazione condotta per scoprire le cause dell’incidente di uno dei primi velivoli commerciali a reazione.
Come spesso avviene con le idee innovative venne scartata dal dipartimento dell’aviazione civile australiana che la ritenne inutile.
Fortunatamente, per Warren e per l’aviazione, un funzionario britannico si interessò al progetto e vide il dispositivo e si rese conto della sua utilità. Vennero, quindi, messi a disposizione di Warren i mezzi necessari per produrlo a livello industriale.

Luogo del ritrovamento della scatola nera del volo Germanwings
Luogo del ritrovamento della scatola nera del volo Germanwings

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Cos’è e come funziona la scatola nera

Il termine “scatola nera” prende le sue origini dal termine inglese “black box”, probabilmente perché i primi prototipi erano neri. Oggi le scatole nere sono colorate di Giallo o Arancione per facilitarne l’individuazione almeno visiva, soprattutto in casa di ricerca dopo disastri aerei.
Con questo termine si indicano gli apparecchi elettronici di registrazione dei dati installati in un velivolo o in una imbarcazione, al fine di facilitare le indagini a seguito di un incidente.
Le moderne scatole nere sui velivoli sono composte da tre unità. La prima registra i suoni nella cabina di pilotaggio e le trasmissioni radio e viene chiamata Cabin Voice Recorder o CVR. La seconda si chiama
Flight Data Recorder o FDR ed acquisisce i dati tecnici ed eventuali anomalie su parti meccaniche andando da un minimo di 6 fino a un massimo di 600 parametri ed ha un’autonomia di 25 ore. La terza unità invece serve per immagazzinate le informazioni raccolte dalle prime due, una sorta di unità di Backup.
Tutte le scatole nere sono progettate per resistere a situazioni estreme: temperature fino a 110 gradi, all’acqua ed a profondità fino a 6mila metri.
Nel caso in cui il velivolo finisca in mare, la scatola nera è predisposta per inviare segnali ad ultrasuoni ogni secondo, i quali possono essere rilevati utilizzando un sonar; la durata delle batterie interne al dispositivo permette che il suo funzionamento e quindi l’emissione del segnale per circa 1 mese.

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2019 14:34