Dopo la violenza di sabato scorso, per Gueldje Koulibaly è stato convalidato l’arresto. La 18enne sua vittima era al parco del Valentino insieme a un amico, poco lontana dalla discoteca Life, quando è stata afferrata da un uomo e portata verso il Po.
La difesa di Gueldje Koulibaly
Intanto che l’arresto viene convalidato, Koulibaly, assistito dal suo legale Tiziana Porcu, ha parlato con il gip Alessandra Pfiffner e ha respinto tutte le accuse: “Io non ho toccato quella ragazza. Non l’ho mai nemmeno incontrata“. A Repubblica intanto, la 18enne ha raccontato tutta la sua storia.
Il racconto della 18enne
La vittima era al Life per festeggiare il suo 18esimo con gli amici e suo fratello minore. Una serata di festa che si è presto trasformata in un incubo. Alle 3 del mattino esce per prendere un po’ d’aria insieme a un amico, “ci siamo spostati dove ci sono le panchine, non troppo lontano dal locale. Stavamo parlando dando le spalle al parco“. Dopo poco la serata è precipita: “All’improvviso mi sono sentita afferrare da dietro. Mi sono girata, era un ragazzo africano. Ha detto al mio amico “O te ne vai o ti uccido”. Lui ha avuto paura ed è corso via. Ero impietrita da terrore. Quel tipo mi ha detto “Vieni con me” e mi ha preso. Ha cominciato a trascinarmi verso il Po. Mi ripeteva: ‘O fai quello che dico io o ti ammazzo‘. Ha iniziato a picchiarmi e a sbattermi la testa contro un muro. Mi ha tagliato l’orecchio con il coccio di bottiglia a metà, cioè credo fosse una bottiglia, non sono riuscita a guardare bene. Ma sentivo tutto il sangue che colava. Mi ha strappato il reggiseno e il vestito, mi ha rotto tutte le calze. Mi ha fatto anche togliere le scarpe“. Intanto però il suo amico aveva allertato diverse persone, il parco si è riempito di persone che la cercavano e alla fine è riuscita a fuggire.
Quello che è accaduto non lo si può dimenticare: “Se chiudo gli occhi vedo l’immagine del suo viso, lo ricordo bene. In quei momenti ho avuto tanta paura, ho pensato che non avrei più rivisto mia madre e mio fratello. Quell’uomo continuava a dirmi “O fai quello che dico io o ti ammazzo”. Parlarne ancora mi fa male“.