Un nuovo buco nell’acqua per Theresa May, che vede per la terza volta rigettato dal Parlamento britannico l’accordo di uscita dall’Unione Europea. Diminuiscono le probabilità di un addio ordinato del Regno Unito, a tre anni dal voto sulla Brexit, che ora viene messo in discussione.
Brexit, bocciato l’accordo: cosa succede ora
L’incertezza regna sovrana dopo la sconfitta per 58 voti dell’accordo raggiunto dall’esecutivo di Theresa May, rigettato con 344 voti contrari e 286 favorevoli. Hanno pesato gli unionisti dell’Irlanda del Nord, che temono di dover lasciare la Gran Bretagna: il problema principale è infatti considerato il “backstop” alla frontiera irlandese, l’unica di terra con l’Unione Europea.

Il “no deal” scatterebbe il 12 aprile
Le prospettive sono ora un “no deal” (nessun accordo) che sarebbe un’uscita traumatica, contro cui si schiera larga parte del Parlamento. L’uscita senza accordo avrebbe ricadute pesanti per la Gran Bretagna, già provata dalla fuga di molte aziende verso Paesi europei. La data di scadenza concordata durante i negoziati è quella del 12 aprile, quando la Gran Bretagna potrebbe trovarsi fuori dall’Unione Europea senza accordo e senza proroghe. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha messo in programma un vertice di emergenza per il 10 aprile, data entro cui il Regno Unito dovrà comunicare cosa ha intenzione di fare.
In view of the rejection of the Withdrawal Agreement by the House of Commons, I have decided to call a European Council on 10 April. #Brexit
— Donald Tusk (@eucopresident) March 29, 2019
Le altre opzioni sul tavolo
Il primo aprile la Camera dei Comuni si riunirà per capire che si può ancora trovare un accordo su un’opzione che non sia il “no deal”. Potrebbe essere ridiscusso l’accordo chiuso dalla May, oppure potrebbe essere chiesto un nuovo accordo ex novo. Se il Parlamento europeo accettasse sarebbero intavolati nuovi negoziati, ma la prospettiva è remota, dato che la pazienza dei partner europei sembra arrivata al capolinea. Improbabile che il rinvio tecnico venga concesso dall’Europa senza che la premier si presenti con l’appoggio dei parlamentari in mano, che in questo momento chiaramente manca. La Gran Bretagna potrebbe inoltre trovarsi nella paradossale situazione di votare alle prossime elezioni europee.
Crolla la sterlina, ira di May: “Grave”
Theresa May aveva promesso in cambio del voto sull’accordo le sue dimissioni, ma nemmeno questo è bastato. Ora la premier ha dichiarato che rimarrà a Downing Street, nonostante l’opposizione di Jeremy Corbyn chieda a gran voce nuove elezioni.
Parliament has the chance and responsibility to agree a better deal for all the people of this country. pic.twitter.com/DFnofzdwl0
— Jeremy Corbyn (@jeremycorbyn) March 29, 2019
Il mancato accordo è per lei motivo di “profondo rammarico“, e la premier ha aggiunto di temere che si sia “raggiunto il limite“. Intanto fuori dal Parlamento si stanno già sperimentando forti tensioni, con una manifestazione per il “Leave” che protesta contro i parlamentari, colpevoli dal loro punto di vista di non rispettare la volontà popolare. La sterlina desta ulteriori preoccupazioni, dato che sta perdendo terreno sia nei confronti dell’euro che del dollaro.