La vita di Kabir Bedi è quasi da romanzo. Figlio di un uomo indiano e di una donna inglese, il mitico interprete di Sandokan racconta l’unione dei suoi genitori, un amore che è riuscito a vincere l’orrore dell’imperialismo.
La vita di Kabir, però, è stata segnata da un evento orribile: la morte del figlio che si è tolto la vita a soli 26 anni. Siddharth, questo era il suo nome, era schizofrenico e nonostante il dolore che scaturisca dal suo ricordo, l’attore ha affrontato l’argomento nel corso della sua ospitata a Domenica In, emozionando Mara Venier.
La tragedia
Non è la prima volta che Kabir Bedi affronta il suo dramma personale. L’attore parlò di Siddharth, suo secondogenito, anche a Storie Italiane, ospite di Eleonora Daniele. Ora l’anglo-indiano è tornato in Italia per un progetto di beneficenza con la Ong Care & Share che si occupa dei bambini indiani e ospite della Venier è tornato a raccontare la tragedia.
“Avevo 3 figli, ora ne rimangono 2″ ha cominciato con Mara. “Ho perso mio figlio Siddharth, soffriva di schizofrenia. Non c’è dolore più grande della perdita di un figlio e questa tragedia è ancora più grande quando questo figlio è brillante, le possibilità nella sua vita erano incredibili, ma la schizofrenia è una malattia incredibile perché colpisce soprattutto tra i 20 e i 25 anni, soprattutto uomini, persone molto sensibili, non c’è una cura, non hanno scoperto neppure la causa della schizofrenia“.
Il rispetto della scelta
Kabir, con il tempo ha imparato ad accettare questa scelta estrema del figlio, poiché ha conosciuto la sua sofferenza. “Mi diceva ‘cosa faccio tutto il giorno? Televisione, cinema, libri, non hanno senso per me. Non sento il gusto del cibo. Non mi interessa parlare con le persone’. Questo mi diceva nei momenti di lucidità” spiega alla Venier. “Perché ci sono momenti in cui non è possibile neppure comunicare, mi sento molto vicino alle famiglie in cui una persona soffre di schizofrenia perché devono cambiare la loro vita per adattarsi a quello che succede ma non è facile, perché la persona che vedi sembra tuo figlio ma qualcosa di fondamentale è cambiato dentro di lui“.
Poi ha concluso: “Ero preparato al suicidio, l’avevo previsto. Avevo chiamato una squadra per prevenire il suicidio a Los Angeles, persone che parlassero con lui. Ma lui non poteva esistere così. Sono arrivato alla conclusione che devo rispettare la sua decisione, ma ho sofferto molto perché è terribile, le ferite guariscono, ma la cicatrice rimane“.
L’amore dei suoi genitori
Nel corso dell’intervista a Domenica In, “Sandokan” racconta anche le sue origini. Nelle sue vene scorrono sangue indiano ed inglese insieme. “I miei genitori si sono incontrati all’Università di Oxford” comincia ricordando i suoi. “Lei era inglese, lui indiano. Si sono innamorati. Quando lui le ha chiesto di sposarlo, le ha detto: “Non posso offrirti sicurezza perché voglio tornare in India a combattere per l’indipendenza del mio popolo contro il tuo” “.
La madre però non aveva dubbi, sapeva benissimo cosa provava per il padre di Kabir e non avrebbe permesso che nulla, nemmeno l’imperialismo impedisse il loro amore: “Lei gli rispose: “Amo l’Inghilterra ma credo che l’imperialismo sia malvagio. Verrò in India con te per combattere per l’indipendenza del tuo popolo”” prosegue Kabir Bedi. “Così fece. Poi si innamorò dell’India. Seguiva Gandhi, fu imprigionata per questo. Avrebbero potuto ottenere dei posti di comando in India, visti i loro studi, ma non hanno mai svenduto i loro ideali. Mia madre diventò monaca buddista negli ultimi anni della sua vita. È stata una donna straordinaria“.