Un disastro, quello della Moby Prince, mai dimenticato e considerato la più grande tragedia che abbia colpito la marina mercantile italiana. Un orrore fatto di scontri tra navi e fuoco, nella quale persero la vita 140 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Oggi, a distanza di 28 anni dal quella drammatica notte, dopo 3 processi, i famigliari delle vittime sembrano sempre più prossimi ad una causa civile contro lo Stato: ritenuto responsabile della morte delle persone a bordo.
Disastro Moby Prince: famigliari pronti per una causa civile
Un gruppo di famigliari vicini alle vittime del incidente della Moby Prince, in cui persero la vita 140 persone, si sono dette pronte a far causa civile contro lo Stato. Secondo quanto si legge su Ansa, queste persone avrebbero già contattato un pool di avvocati, composto dai legali: Paolo Carrozza, Paola Bernardo, Stefania Taddia, Sabrina Peron e Ugo Milazzo, affinché preparino e portino avanti l’azione legale. L’ipotesi è di omicidio plurimo aggravato con il dolo eventuale, e un esposto è già stato depositato presso la procura di Livorno.
Una connessione con Ustica
Una causa che trova similitudini con quella portata avanti dai famigliari della strage di Ustica: “connessa a sentenze precedenti relative al giudizio promosso dai familiare delle vittime della strage di Ustica, si fonda sulla violazione dell’obbligo dell’amministrazione competente di garantire la sicurezza in mare, sopratutto in relazione al traffico che si verifica all’interno dei porti”. Al tavolo degli imputati ci saranno i Ministeri delle Infrastruttre e dei Trasporti e Difesa insieme alla Presidenza del Consiglio. Come dichiarato dall’avvocato Carlo Alberto Melis Costa, quello della Moby Prince, “Fu una strage e come tale può essere perseguita”.
Il disastro della Moby Prince
A Livorno, in occasione del 28esimo anniversario del disastro, un corteo ha attraversato il centro cittadino per ricordare, come ogni anno, le vittime. Il corteo, al quale hanno preso parte circa 300 persone, ha seguito un percorso all’interno del centro città fino a raggiungere il porto. Era la notte del 10 aprile 1991 quando il traghetto Moby Prince, di proprietà dell’azienda Nav. Ar. Ma. entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. La collisione tra le due imbarcazioni avvenne in prossimità del porto di Livorno; il traghetto infatti era quello che seguiva la tratta Livorno-Olbia e ritorno. A seguito dello scontro si sviluppò un incendio, alimentato dal petrolio che fuoriusciva dalla nave. A bordo della Moby Prince c’erano 140 persone, 65 membri dell’equipaggio e 75 passeggeri, morirono quasi tutti, solo una persona sopravvisse, il giovane mozzo Alessio Bertrand.
Le dinamiche dell’incidente
A seguito dello scontro tra le due imbarcazioni, il petrolio, fuoriuscito dalla cisterna 7 finì in parte in mare e in parte sulla prua del traghetto. Il fuoco si è sviluppato probabilmente a seguito delle scintille scaturite dallo sfregamento delle due imbarcazioni. L’incendio si propagò in tutta la nave arrivando al salone De Luxe dove si erano rifugiate le 140 persone a bordo in attesa dei soccorsi; luogo in cui trovarono la morte. Quando i membri dell’equipaggio si resero conto del ritardo nei soccorsi era ormai troppo tardi per ogni operazione di evacuazione. Molte delle persone sulla nave morirono dopo ore di esposizione ad esalazioni di monossido di carbonio, confermato anche dagli alti livelli di quest’ultimo nel sangue delle vittime.