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Tumore al seno: una nuova arma, tutta italiana, per combattere il male

Pubblicato: 06/06/2019 23:58

Buone notizie giungono dalla ricerca per la lotta contro il tumore al seno. Un recente studio portato avanti dall’IRCCS Fondazione Pascale di Napoli e l’Istituto Nazionale Tumori, ha portato alla luce come l’utilizzo del farmaco Ribociclin, combinato con terapie standard, contribuisca a migliorare la percentuale di sopravvivenza delle pazienti.

Tumore al seno: lo studio tutto italiano che alza le percentuali

Il centro ospedaliero di Napoli, Pascale, è una delle eccellenze italiane nella lotta e nella ricerca su cure per neoplasie. Un recente studio sulle neoplasie, che porta il nome di Compleement 1, ha analizzato gli effetti del farmaco Ribociclib, anch’esso di matrice italiana, che combinato con una terapia ormonale porta la stanghetta della percentuale di sopravvivenza delle pazienti al 70%.

Lo studio comprende donne giovani, colpite da carcinoma avanzata e metastatico. Uno studio che si è rivelato un successo, ed è stato presentato all’ASCO- American Society on Clinica Oncology; congresso tenutosi a Chicago.

Lo studio sul farmaco

Lo studio è stato effettuato su un campione 3500 pazienti, maschi e femmine, tutti affetti da tumore alla mammella. Nato a seguito di un altro studio sugli effetti della molecola del Ribociclib, la MONALEESA-7; i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. In 42 mesi di trattamento, si è visto come il tasso di sopravvivenza delle donne sia quasi raddoppiato nel caso di trattamento composta da farmaco e terapia standard, mentre rimaneva intorno al 40% quello delle pazienti che si curavano solo con il farmaco. Lo studio è stato poi approvato dalla FDA.

“Un traguardo sempre più vicino”

Come spiegato da Michelino De Laurentis, direttore del Dipartimento di Senologia al Pascale di Napoli, questo studio è un passo avanti enorme per la ricerca, che vede “Un traguardo sempre più vicino”. Il farmaco combinato con terapia ormonale “permetterà a molte più donne di ricevere in fase iniziale un trattamento efficace a bassa tossicità evitando o comunque posticipando la necessità di ricorrere alla chemioterapia”.