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Plastiche in mare: arriva un robot granchio (italiano) per ripulire i fondali

Pubblicato: 11/06/2019 18:57

È un vero e proprio ‘spazzino intelligente dei mari‘ che si muove a suon di tecnologia, con un cuore elettronico tutto italiano. Il suo nome è ‘Silver 2′, o ‘Crab robot’, meglio identificato come ‘robot granchio’ e ripulisce i fondali da plastiche e microplastiche. Ha debuttato a Livorno, nel corso della Giornata mondiale degli oceani, e promette grandi cose per restituire nuova vita all’ecosistema. Il progetto è stato realizzato da un team di ricerca coordinato dal dott. Marcello Calisti, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Un robot per ripulire i fondali

Il robot granchio ha fatto la sua prima apparizione italiana al World Oceans Day, l’8 giugno scorso, e ha stregato tutti. Ispirato proprio al crostaceo, promette una vera rivoluzione per la tutela dei fondali marini e oceanici.

È frutto di un progetto del team di ricercatori guidato da Marcello Calisti, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ed è stato ideato per pulire le acque da plastiche e microplastiche.

Ha fatto il suo grande debutto nell’area protetta delle Secche della Meloria, nei pressi di Livorno, e presto avrà anche un braccio automatizzato in grado di prelevare bottiglie e sacchetti di plastica.

La straordinaria sfida di Silver 2

‘Silver 2’ è in grado di immergersi fino a una profondità di 200 metri, pesa circa 20 chili e ha sei ‘articolazioni’ che consentono al corpo di spostarsi sul fondale con movimenti morbidi.

È dotato anche di sensori per rilevare e aggirare eventuali ostacoli, accelera fino a ‘correre’ grazie alla guida a distanza e ‘interagisce’ in tempo reale con i ricercatori.

Questo grazie a una boa che riceve i dati trasmessi dal robot per poi inviarli al computer di chi lo comanda. Al suo interno anche due telecamere che consentono di registrare le immagini ad alta definizione.

Tre le tante declinazioni di utilizzo del ‘Crab robot’ c’è anche quella che riguarda l’esplorazione dei fondali in senso stretto, la cui conoscenza attuale è circoscritta a una percentuale del 5%.

*Credits immagine in alto: Ansa