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Medio Oriente, alta tensione tra USA e Iran dopo l’attacco a due petroliere

Pubblicato: 13/06/2019 22:50

La bomba innescata che è diventato il Medio Oriente rischia di deflagrare dopo l’attacco a due petroliere nel Golfo di Oman. Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, punta il dito contro l’Iran, accusato di minacciare la pace e la sicurezza internazionale, e sostiene sia stata la Repubblica islamica ad aver lanciato siluri contro le petroliere. L’incidente ha causato un innalzamento considerevole del prezzo del petrolio, salito del 4%. Dal canto suo Tehran rigetta le insinuazioni e sottolinea come sia una strana coincidenza la concomitanza di questo attacco con la presenza nel Paese del premier giapponese Shinzo Abe, impegnato in una missione diplomatica per riprendere le trattative sul nucleare.

Tensione alle stelle in Medio Oriente tra Iran e USA

L’intricata escalation che sta avendo luogo in Medio Oriente coinvolge le grande potenze regionali e non, che ora rischiano di far saltare i delicati equilibri in gioco. Russia e Iran da una parte e Arabia Saudita e Stati Uniti dall’altra sono i principali attori di questa guerra per procura che da anni si combatte nello Yemen dilaniato dal conflitto civile, o in Siria. Dopo la recente aggressione a due petroliere nei pressi dello stretto di Hormuz, snodo centrale per il passaggio del petrolio mondiale, la situazione potrebbe rapidamente precipitare, alzando il livello dello scontro. L’incidente ha certamente reso vani i tentativi di Shinzo Abe, che oggi incontrava l’Ayatollah Ali Khamenei, di ristabilire colloquio amichevoli con l’Iran sul programma nucleare, sabotato in primis dal presidente americano Donald Trump. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che il mondo non può permettersi “un conflitto maggiore nella regione del Golfo” e questa sera si terrà una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza.

Gli USA attaccano l’Iran e minacciano ritorsioni

Mike Pompeo, Segretario di Stato, ha lanciato chiare accuse all’Iran per l’incidente, pur non presentando prove a supporto della sua ipotesi. Le recenti azioni dell’Iran, ha dichiarato, “sono una chiara minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale“. Pompeo ha continuato dicendo che nessuna sanzione autorizza l’Iran ad attaccare persone innocenti, a disturbare il mercato globale di greggio e a perpetrare un “ricatto nucleare“. Sono state promesse ritorsioni diplomatiche ed economiche, nonostante la Repubblica islamica abbia negato le accuse.

Il ministro degli Esteri iraninano ha dichiarato che potrebbe esserci qualcuno interessato a mandare a monte i colloqui che si stavano tenendo quel giorno con il premier Abe e a causare un’escalation con gli Stati Uniti. Un’accusa non troppo velata all’Arabia Saudita, acerrima rivale di Teheran, che accusa a sua volta i ribelli Huthi che combattono nello Yemen. È intervenuta anche la Russia che tramite Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha sottolineato come non si sa ancora cosa sia successo. Mosca invita a non puntare il dito contro l’Iran, ma sembra che le conseguenze di un attacco che presenta molti punti interrogative siano già state tratte.

Cos’è successo oggi nel Golfo dell’Oman

Questa mattina un incidente ha coinvolto due petroliere che transitavano nel Golfo dell’Oman, la Kokuka Courageous, battente bandiera di Singapore come riporta Reuters, e la norvegese Front Altair. Non è ancora molto chiara la dinamica dell’incidente, che non ha causato vittime tra gli equipaggi, che sono riusciti ad abbandonare le imbarcazioni. La taiwanese CPC Corp, che trasportava 75mila tonnellate di nafta su una delle petroliere, ha dichiarato che si tratterebbe di un attacco portato probabilmente a compimento tramite torpedo, mente l’Autorità marittima norvegese ha riportato che almeno tre esplosioni sono avvenute sulla Front Altair. Una fonte citata dalla BBC avanza l’ipotesi che per l’attacco siano state usate delle mine. I soccorsi sarebbero stati attuati per una delle navi dall’Iran, come riporta il video della televisione di Stato iraniana Isna, mentre la Marina americana, di stanza in Bahrein, avrebbe imbarcato l’equipaggio della seconda nave.