Quando si parla di desertificazione, possono venire in mente immagini di lontani paesaggi Africani ed esotici. Purtroppo però, anche l’Italia è colpita da questo fenomeno. Infatti, ben 1/5 del nostro Paese sarebbe a rischio e le cause principali sarebbero proprio i cambiamenti climatici ed il continuo consumo del suolo. A riportarlo è la Coldiretti, in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione che si celebra proprio oggi, lunedì 17 giugno.
Italia a rischio desertificazione: le cause
Il problema principale è la siccità, sintomo di un clima che sta cambiando rapidamente. Secondo la Coldiretti stiamo infatti assistendo inermi ad un’ “evoluzione che si è manifestata in tutta la sua drammaticità già quest’anno con il primo quadrimestre dell’anno segnato da una grave siccità con circa 1/4 di pioggia in meno al quale ha fatto seguito un mese di maggio straordinariamente piovoso con grandine e temporali che hanno provocato pesanti danni alle coltivazioni“.
Secondo gli esperti il primo trimestre del 2019 è stato infatti uno dei più aridi mai registrati. Il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici afferma inoltre che tali fenomeni intensi potranno diventare la norma entro fine secolo, con la temperatura del nostro Paese in rialzo tra 3 a 6 gradi.
Cambiamenti climatici ed eccessivo consumo del suolo
Altra causa importante della desertificazione è il consumo eccessivo di suolo. Abbiamo infatti perso il 28% dei terreni coltivabili negli ultimi 25 anni, per colpa della cementificazione e dell’abbandono di aree ritenute difficili da gestire.
Secondo Legambiente, le regioni più colpite sarebbero quelle del Sud, capofila la Sardegna, esposta ad un rischio di desertificazione pari al 52% del suo territorio. Anche la pianura padana non è però esente dal rischio, visto inoltre l’intenso sfruttamento del territorio e l’utilizzo di pratiche di monocoltura non sostenibili.
Accorgimenti e soluzioni della Coldiretti
Nonostante la siccità, il nostro rimane comunque un paese piovoso, ma soltanto l’11% delle precipitazioni viene effettivamente trattenuto. Secondo Ettore Prandini, presidente della Coldiretti: “Bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”, agendo invece sulla prevenzione, tramite progetti di ingegneria naturalistica come la realizzazione di bacini per lo stoccaggio e la distribuzione dell’acqua, la pulizia ed il mantenimento degli argini dei fiumi ed infine la lotta al dissesto idrogeologico tramite la realizzazione di opere apposite. Bisogna favorire inoltre l’utilizzo e la ricerca di pratiche agricole a basso impatto ambientale ed idrico, come l’irrigazione a goccia e l’agricoltura fuori suolo.
Anche noi consumatori possiamo fare la nostra parte, preferendo quei prodotti che hanno un basso consumo di acqua nel loro ciclo produttivo, limitando al contempo l’acquisto di quelli che invece richiedono molte risorse per la loro produzione, come ad esempio la carne rossa.