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Mariam, 18enne italiana morta dopo l’aggressione di 6 bulle: le prime condanne

Pubblicato: 17/06/2019 12:39

Mariam Moustafa era una ragazza nata e cresciuta in Italia, precisamente a Ostia, ed è morta il 14 marzo 2018 a Nottingham, in Gran Bretagna, dopo che, il 20 febbraio, era stata aggredita da 6 bulle che l’hanno picchiata con violenza filmando il pestaggio con gli smartphone. Il padre di Mariam, Athem, si era appellato alle istituzioni italiane a distanza di un anno dalla morte di sua figlia, per chiedere giustizia per lei perché riteneva inaccettabile che i periti inglesi incaricati di appurare le cause della morte della ragazza sembrassero ricondurre il decesso della giovane a cause naturali, connesse ad un problema cardiaco congenito che la giovane aveva. Sono adesso arrivate le prime condanne verso due delle sei bulle che l’hanno brutalmente picchiata la notte del 20 febbraio 2018.

La morte di Mariam e le condanne

Mariam Moustafa è stata aggredita il 20 febbraio 2018 da 6 ragazze, 5 minorenni e una maggiorenne. Probabilmente, si è trattato di uno scambio di persona perché la chiamavano “Black Rose” mentre la picchiavano brutalmente. Nonostante più volte Mariam avesse detto loro che si stavano sbagliando sulla sua identità, le bulle non si fermarono e continuarono a prenderla a botte anche su un autobus, su cui la ragazza era salita pur di sfuggire loro. Solo l’autista di quel mezzo era riuscito a porre fine all’aggressione, in seguito alla quale, Mariam si era poi recata al Queen’s Medical Center per essere medicata.

Nonostante i medici avessero notato delle macchie al cervello, non si accorsero che la giovane aveva in corso un’emorragia cerebrale e firmarono le sue dimissioni dopo poche ore. Nella notte, la giovane continuò a stare male e venne soccorsa e trasferita d’urgenza al Nottingham City Hospital dove entrò in coma irreversibile. Dopo più di 20 giorni, il 14 marzo 2018, la ragazza morì. La giovane era affetta da un problema al cuore e aveva denunciato in un video la sanità inglese che, secondo lei, non la curava in modo adeguato.

Per quella terribile aggressione, ora sono arrivate la prima condanne. L’unica maggiorenne, la 20enne Mariah Fraser è stata condannata a 6 mesi, mentre la 18enne Britania Hunter sconterà una pena di 12 mesi all’interno di una comunità. Le altre 4 ragazze che hanno aggredito Mariah Moustafa e che riprendevano con il telefono il terribile e insensato pestaggio attendono ancora di essere giudicate.

Il commento del padre di Mariam alle condanne

Il padre di Mariam Moustafa, Athem, è indignato per queste due condanne. L’uomo ha commentato con queste parole al Corriere della sera le pene inflitte a 2 delle 6 ragazze che hanno brutalmente aggredito sua figlia di 18 anni: “Per Mariam non c’è giustizia“. Per l’uomo, è inaccettabile che il Procuratore Luke Blackburn abbia addotto come spiegazione alle condanne inflitte alle due ragazze il fatto che i periti non siano riusciti a individuare nelle cause della morte di Mariam le ferite e le lesioni riportate in seguito alla brutale aggressione.

Athem Moussafa ha detto con rabbia: “La sentenza è vergognosa. Questa non è giustizia e questo non è un Paese in grado di difendere la mia famiglia“. Il padre di Mariam però promette battaglia affinché sua figlia abbia giustizia e promette di rivolgersi all’autorità più alta in assoluto in ambito giudiziario: “Un’altra coltellata per noi. Non possiamo accettarlo. Sono disposto ad andare anche alla Corte europea per far rivedere il processo“. La giovane 18enne si trovava in Inghilterra da quando aveva 14 anni per inseguire il suo sogno di diventare ingegnere. Mariam era nata e cresciuta in Italia, precisamente a Ostia.

Il padre di Mariam ha espresso con parole piene di amarezza il sospetto che se Mariam non fosse stata italiana la decisione dei giudici forse sarebbe stata diversa: “Fosse stata inglese la sentenza sarebbe stata la stessa? Non credo. Così si consente a dei cittadini britannici di uccidere un’italiana, perché Mariam era italiana anche se il nostro governo sembra non tenerne conto, e di rimanere impuniti“.

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2019 15:23