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Marco Vannini, nel mirino dei pm Federico Ciontoli: sentita la sua ex, Viola Giorgini

Pubblicato: 25/06/2019 12:30

Dopo l’apertura di una nuova indagine per favoreggiamento che vede indagato l’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo, che avrebbe aiutato Antonio Ciontoli dopo che un colpo esploso dalla sua pistola raggiunse Marco Vannini la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, come ha rivelato Davide Vannicola, amico dell’ex comandante, in Procura è stata interrogata anche Viola Giorgini, ex fidanzata di Federico Ciontoli che era presente in casa del suo ragazzo di allora quella tragica notte. In un’intercettazione, aveva detto a Federico Ciontoli che lo aveva coperto durante l’interrogatorio che aveva subìto immediatamente dopo la tragedia.

Viola Giorgini sentita dai pm

A convocare Viola Giorgini sono stati il procuratore capo Andrea Vardaro e il pm Roberto Savelli, titolare della nuova inchiesta, che l’hanno ascoltata per circa un’ora. Viola Giorgini era stata indagata per omissione di soccorso perché era presente della villa dei Ciontoli quando Marco Vannini venne raggiunto da quel proiettile che pose fine alla sua vita, ma era stata assolta in primo e in secondo grado. Non si può fare a meno di pensare a un’intercettazione raccolta dentro la caserma di Ladispoli la notte in cui Marco Vannini morì e in cui, dopo gli interrogatori che tutti i presenti nella villa dei Ciontoli subirono, si sente Viola Giorgini dire al suo fidanzato Federico Ciontoli: “T’ho parato il c***. L’intercettazione potrebbe forse rappresentare un nesso con la nuova indagine sull’omicidio di Marco Vannini.

La nuova indagine prende le mosse da quanto dichiarato da Davide Vannicola, amico di Roberto Izzo, a Le Iene e anche in Procura, riguardo alla notte in cui Marco Vannini fu ferito e poi ucciso da un colpo di pistola esploso dall’arma di Antonio Ciontoli. Lo stesso Ciontoli, condannato in appello per omicidio colposo a 5 anni, chiamò l’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli per chiedergli aiuto, per sapere come agire nei momenti successivi a quello sparo. A confidare il contenuto della telefonata tra Roberto Izzo e Antonio Ciontoli a Davide Vannicola sarebbe stato lo stesso ex comandante che avrebbe fatto intendere che a sparare non fu il capofamiglia ma suo figlio, Federico Ciontoli, e che Izzo gli consigliò di coprirlo, addossandosi la responsabilità dello sparo. Per questo motivo, adesso, Roberto Izzo si trova indagato per falsa testimonianza e favoreggiamento in omicidio.

Tanti elementi ancora da chiarire

Sulla notte del 18 maggio 2015, quando Marco Vannini morì, sono ancora molti gli aspetti da chiarire. Da un lato, c’è infatti la versione dell’accaduto portata alla luce dal primo filone d’indagine e culminata con la condanna in appello a 5 anni per Antonio Ciontoli. Dall’altro, ci sono tutti gli elementi emersi in un secondo momento, a partire dalle dichiarazioni di Davide Vannicola, commerciante di Tolfa, amico dell’ex comandante Roberto Izzo, tramite il quale aveva incontrato Antonio Ciontoli a cui aveva realizzato una borsa in pelle con una tasca nascosta realizzata per contenere la pistola d’ordinanza di Ciontoli.

Ci sono anche le dichiarazioni di alcuni vicini di casa dei Ciontoli, che dissero di aver udito Marco gridare più volte quella tragica notte “Scusa” alla sua fidanzata, Martina Ciontoli. Poi, ci sono anche le dichiarazioni dei soccorritori che accorsero nella villa dei Ciontoli rese a Le Iene. I due sanitari del 118 che intervennero hanno rivelato di essersi sentiti ingannati quella drammatica notte, di non aver potuto fare di più per aiutare Marco Vannini perché nessuno disse loro che il ragazzo era stato raggiunto da un colpo di pistola. Stando alla loro versione, nessuno smentì Antonio Ciontoli quando raccontò che il ragazzo era caduto su un pettine e che, per questo motivo, aveva avuto un attacco di panico e stava male. I soccorritori non avevano capito che quel “buchino” era una ferita provocata da un colpo di pistola perché la ferita era pulita, quasi cicatrizzata.