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Il dramma di Anna, abusata a 13 anni: niente carcere per l’orco, patteggia e le ride in faccia

Pubblicato: 26/06/2019 16:19

Anna (nome di fantasia) ha 15 anni e nel cuore un dramma devastante. La cronaca arriva da Sassari, in Sardegna, e l’incubo della minorenne, iniziato all’età di 13 anni, è diventato un caso nazionale. Vittima di abusi sessuali da parte di un amico di famiglia 51enne, si trova nella condizione di dover incassare una sentenza indigesta. L’uomo che ha denunciato, e che prima dell’inferno di violenze vedeva come “uno zio”, è finito alla sbarra ma la pena inflitta non le restituisce serenità. Secondo il tribunale, i fatti sarebbero di “lieve entità”, tanto che l’aguzzino non andrà in carcere.

L’aguzzino patteggia: niente carcere

Anna aveva soltanto 13 anni quando sarebbero iniziati gli abusi sessuali, andati avanti per lungo tempo da parte di un uomo di cui si fidava. Lui era un amico di famiglia, lo chiamava “zio” ed è stato denunciato per violenza sessuale aggravata in seguito ai reati commessi.

La cronaca arriva da Sassari, dove la decisione del tribunale ha imposto un amaro verdetto sulla vicenda. Per il gup del Tribunale di Sassari i fatti sarebbero di “lieve entità” e questo ha portato all’accoglimento del patteggiamento chiesto dal 51enne.

Il bilancio del processo è una riduzione della pena da 7 anni e 6 mesi a 20 mesi con la sospensione condizionale, che si traduce nell’assenza di misure cautelari in carcere. L’orco non finirà in prigione e non è scattato alcun provvedimento restrittivo (neppure un divieto di avvicinamento).

La famiglia della minorenne vorrebbe rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, ma ci sarebbe un ostacolo oggettivo insormontabile, come ha riferito il difensore: “Una sentenza patteggiata può essere oggetto di ricorso solo in caso di vizi di legittimità“.

Lo sfogo della vittima

Al Corriere della Sera, Anna ha parlato della sentenza e di come ci si sente davanti a questo scenario giudiziario, non privo di effetti collaterali a carico della vittima: “Lo chiamavo zio, lui ha abusato di me e patteggiato la condanna. Ora quando lo incontro per strada mi ride in faccia“.

La minorenne ha rivelato di essersi fidata ciecamente di quell’uomo, poi . rivelatosi un aguzzino, in un momento di particolare fragilità. Il legame si sarebbe rafforzato quando le è stata diagnosticata la fibrosi cistica, ma si sarebbe trasformato molto presto in qualcosa di terrificante.

Gli abusi sono iniziati all’età di 13 anni, e da baci apparentemente innocenti si sarebbe passati velocemente ad approcci sempre più espliciti, di chiara matrice sessuale: “Voleva chiudersi in camera con me quando andavo a casa sua, anche se c’era la moglie“.

Lo ‘zio’ – racconta Anna al CorSerami mandava messaggi in continuazione, anche tutta la notte. Era geloso dei miei compagni di classe, diceva che i maschi vogliono solo una cosa“.