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Sophia Zaccaron: il coraggio di chi confessa uno stupro e invita gli altri a reagire alla violenza

Pubblicato: 27/06/2019 18:54

È un coraggio inarrestabile quello di Sophia Zaccaron, attrice friulana, che ha partecipato anche a The New Pope, seguito della serie TV con Jude Law, The Young Pope del regista Paolo Sorrentino, e che in un video su You Tube ha confessato di essere stata violentata quando aveva 15 anni. Il suo racconto, lontano dal vittimismo e dall’autocommiserazione, è un invito a tutti, uomini e donne, a opporsi alla violenza e ad avere il coraggio di reagire.

La confessione shock

Sophia Zaccaron inizia la sua confessione con queste parole: “Sono passati 13 anni da quando è successo, da quando sono stata violentata. All’inizio mi vergognavo molto, non l’ho detto a nessuno“. Una condizione, questa, in cui si trovano molte vittime di violenza sessuale che non riescono a raccontare l’orrore subìto.

Quando poi è riuscita a raccontare lo stupro, dopo anni, le domande delle persone (parenti, amici, ecc.) facevano solo male. “Com’eri vestita?“, questa una delle domande che Sophia Zaccaron si è sentita rivolgere e che hanno avuto il potere di destabilizzarla al punto da farla sentire responsabile, come se fosse sua la colpa dello stupro subìto. L’attrice ha anche confessato di essere stata in cura da uno psicologo per 9 anni per mettersi alle spalle il terribile stupro subìto. Come riporta Repubblica, l’attrice era su un treno, su cui era salita per andare a scuola, quando è stata stuprata da 6 coetanei che l’avrebbero anche stordita somministrandole sostanze stupefacenti per abusare di lei.

Vittima e carnefice: l’appello di Sophia Zaccaron

Il 90% delle violenze avviene, come spiega Sophia Zaccaron, perché psicologicamente si consente a qualcuno di ergersi a carnefice e di relegare qualcun altro al ruolo di vittima. Ma a questo vi si può porre rimedio, secondo l’attrice, reagendo, opponendosi a questo schema e acquisendo consapevolezza di sé e dei propri diritti. Il restante 10% è violenza occasionale, ovvero dovuta a circostanze che non riproducono questo schema, perché dipende dalla società. L’amara constatazione dell’attrice è che “la violenza non ha sesso, non ha età, non ha colore, non ha confini” e questo vale soprattutto per le vittime che se sono uomini vengono derisi e ancora di più colpevolizzati per le atrocità che subiscono, come se fossero responsabili direttamente: “Forse non è stato sufficientemente forte per reagire“.

L’appello che l’attrice rivolge a tutti è un invito ad essere persone autonome e ad acquisire la capacità di offenderci: “Dobbiamo per questo essere forti, essere autonomi, perché se tu dipendi da qualcuno, quel qualcuno avrà sempre voce in capitolo e potrà sempre decidere per noi, quindi è importante l’autonomia, dobbiamo credere in noi stessi avere fiducia in noi stessi, perché noi valiamo, abbiamo dei diritti (..) è altrettanto importante offendersi, quando sentiamo che ci viene tolta in qualche modo la nostra libertà, che ci viene tolto il rispetto, è importantissimo offendersi, dobbiamo riprenderci quello che è nostro, mettere dei confini invalicabili“.

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