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“Papà ha sparato alla mamma”: nessuno crede al bimbo ma 21 anni dopo arriva la svolta

Pubblicato: 08/07/2019 17:19

Un indizio inascoltato per oltre 20 anni, da quando quel bambino aveva lanciato un segnale agli inquirenti: “Papà ha fatto del male alla mamma“. Nessuno gli aveva creduto, tanto che la versione dell’unico adulto testimone dei fatti – suo padre – è rimasta in piedi fino al 2014. È la storia di Bonnie Haim, giovane madre scomparsa nel 1993 in Florida, e dell’allarme di suo figlio Aaron rimasto per decenni nel limbo di un cold case dai contorni evanescenti. Quel bimbo aveva ragione: la mamma è stata uccisa e lui aveva effettivamente assistito al delitto. 21 anni dopo la tragedia, lui stesso ha recuperato i suoi resti e ha trascinato il genitore alla condanna definitiva.

Il caso Bonnie Haim: la testimonianza del figlio

Bonnie Haim è scomparsa dalla sua casa di Jacksonville, in Florida, nel 1993. È una fredda mattina di gennaio quando i colleghi lanciano l’allarme per la sua misteriosa assenza. La donna non è arrivata sul posto di lavoro e le ricerche fanno un buco nell’acqua.

La versione del marito, Michael, rimanda a una lite avvenuta le sera precedente e alla definitiva rottura: “Mi ha lasciato ed è andata via di casa“. Eppure nella rosa di testimonianze finisce anche quella del figlio della coppia, Aaron Fraser, che nell’immediatezza della scomparsa rivela: “Papà ha sparato alla mamma“.

Un racconto inascoltato. Nessuno degli inquirenti gli crede, vista la sua tenera età e l’assenza di elementi oggettivi che ricalchino i contorni di un omicidio tra le mura domestiche. Aaron ha soltanto 3 anni, e per i 21 successivi dovrà convivere con la certezza di essere un testimone chiave a cui la giustizia non ha mai dato il giusto peso. Fino alla svolta.

La scoperta dei resti in giardino

È il 2014 quando Aaron Fraser – tornato in possesso dell’immobile precedentemente venduto dal padre a una coppia (con il divieto di compiere scavi) – si occupa di sistemare l’abitazione. Con un parente pulisce e smaltisce vecchi pezzi d’arredo, poi si sposta in giardino per la rimozione della piscina.

Nella sua testa un chiodo fisso: si chiede se i suoi ricordi siano ancorati a qualcosa di concreto o se, invece, suo padre potrà farla franca per sempre e non sa come incastrarlo.

Invece, all’età di 24 anni, Fraser trova il teschio della mamma sepolto nel terreno di quella casa, impressa nella sua mente come teatro dell’orrore. La scoperta avviene mentre porta avanti gli scavi di sistemazione del giardino, e conferma in pieno il suo racconto di 21 anni prima: il padre l’ha uccisa con un colpo d’arma da fuoco. A confermarlo è la presenza di un bossolo calibro 22 vicino ai resti, appartenente a un fucile di proprietà dell’uomo.

Dei poliziotti che avevano indagato sul giallo nessuno aveva dato credito alla sua versione, soprattutto a causa di alcune dichiarazioni che si sono poi rivelate infondate. Tra queste, l’indicazione sbagliata sull’auto della donna: il figlio ne aveva descritto la presenza vicino a un lago, ma fu ritrovata nei pressi dell’aeroporto.

La condanna a carico del padre

Nel 1999 Bonnie Haim era stata dichiarata ufficialmente morta sebbene il corpo non fosse mai stato trovato. Quel passaggio aveva blindato la posizione del marito, Michael Haim, ormai certo di non finire in dietro le sbarre.

Il ritrovamento fatto da suo figlio, però, ha stravolto il bilancio di un enigma che sembrava destinato a restare irrisolto. L’uomo è stato condannato per omicidio nel maggio del 2019, e il procuratore Alan Mizrahi ha commentato così la vicenda: “Alcuni peccati possono essere seppelliti, ma non vengono mai dimenticati. La verità è stata sempre là fuori, sepolta nel loro stesso cortile“.