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Risarcimento di 15mila euro per l’ex bandito Piero Piras: in carcere condizioni disumane

Pubblicato: 10/07/2019 17:21

Ogni carcerato deve avere a disposizione una cella di minimo 4 metri quadri. È questo l’assunto fissato dal Consiglio d’Europa sul quale il bandito dell’Anonima Sarda Piero Piras ha fatto leva. E, così, ha ottenuto un risarcimento di 15mila euro per le condizioni in cui è stato costretto a vivere in 33 anni di detenzione.

Il bandito sardo Piero Piras

Piero Piras di Arazana, 75 anni, è uno storico componente dell’Anonima Sarda. Coinvolto in omicidi e sequestri di persona, era considerato negli anni ’70 uno dei pezzi grossi del banditismo sardo. Partecipò anche a quella che venne definita la strage di Lanusei. La sera del 15 agosto del 1972, quello che doveva essere il sequestro del medico Vincenzo Loddo, si trasformò in una vera e propria carneficina, nella quale morirono 5 persone, compreso uno dei banditi. Per la strage i sospetti si concentrarono subito su Pasquale Stochino e sul cugino Piero Piras, che all’epoca aveva 27 anni ed era un pastore e studente. Dopo quasi 10 anni di latitanza, nell’aprile 1980, Piras si arrese.

La richiesta di risarcimento

Si legge su La Nuova Sardegna che Piero Piras, attraverso il suo legale Pierandrea Setzu, si è rivolto al Tribunale civile di Cagliari e ha ottenuto, grazie a una sentenza che sta già suscitando diverse polemiche, 15mila euro di risarcimento. L’ex primula rossa ha raccontato in aula i dettagli dei diversi penitenziari nei quali è stato, tra cui Cagliari, Nuoro, Is Arenas, Alghero e Lanusei. In questi ha trascorso 12.095 giorni di detenzione nell’arco di 33 anni. L’ex bandito ha descritto gli arredi, le condizioni delle celle, lo stato dei servizi igienici, e, soprattutto, lo spazio condiviso con gli altri detenuti. Si è appellato alla norma compresa nell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo – Cedu, che prevede che lo spazio di ogni cella sia conforme agli standard fissati dal Comitato per la prevenzione della tortura – Cpt – del Consiglio d’Europa. Nello specifico le dimensioni minime devo essere di sei metri quadrati, ai quali si aggiunge lo spazio per i servizi sanitari, per le celle occupate da un solo detenuto. Mentre per quelle in cui ve n’è più di uno, ogni carcerato deve avere a disposizione almeno 4 metri quadri, esclusi i sanitari.

Alcune delle celle in cui è stato detenuto Piras, oggi in semilibertà, non erano conformi a quanto prescritto sopra. Nel ricorso presentato dal suo avvocato si parla di un trattamento “inumano e denigrante“. Setzu ha denunciato non solo le dimensioni inadatte della stanza, ma anche il caldo afoso, le condizioni igienico-sanitarie precarie e la presenza di parassiti. Inizialmente, la cifra richiesta era di quasi 100mila euro. Adesso la sentenza, approvata dal giudice Giorgio Latti, condanna il ministero della Giustizia a risarcire Piras con 15mila euro più gli interessi legali per compensare il trattamento disumano ricevuto in carcere.