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Bimbo di 5 anni rovina i pantaloni, la madre lo ustiona 11 volte con il ferro da stiro

Pubblicato: 15/07/2019 10:04

Il figlio aveva rotto i pantaloni e per questo lei gli avrebbe inflitto una terribile punizione. A processo una madre di 27 anni, di origini marocchine, accusata di aver ustionato il suo bimbo di 5 anni con il ferro da stiro. Secondo gli inquirenti, lo avrebbe fatto stendere sul tavolo con la forza e lo avrebbe bruciato per ben 11 volte, provocando altrettante ustioni e 26 ecchimosi. La donna ha patteggiato una pena di 3 anni davanti al gup Elisabetta Meyer, presso il Tribunale di Milano. Indagato anche il compagno, che sarebbe stato presente durante le violenze.

Bimbo ustionato con il ferro da stiro

Il bimbo ustionato con il ferro da stiro dalla madre sarebbe stato ‘punito’ per aver rovinato i vestiti. Sarebbe questo il movente dell’azione violenta compiuta dalla donna, una 27enne di origine marocchina che ha patteggiato una pena di 3 anni.

I fatti risalgono allo scorso dicembre, quando avrebbe costretto il piccolo a sdraiarsi sul tavolo per poi trattenerlo con la forza e ferirlo. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sul corpo del minore sarebbero state evidenziate 11 bruciature e 26 ecchimosi.

La madre non ha dato spiegazioni

Sotto interrogatorio, la 27enne non sarebbe riuscita a dare una spiegazione al terribile gesto. Difesa dagli avvocati Drago e Provenzano, ha risposto delle accuse di maltrattamenti e lesioni davanti al gup di Milano Elisabetta Meyer, a processo dopo l’inchiesta condotta dal pm Giovanni Tarzia.

Secondo quanto emerso, avrebbe riferito di aver agito sotto un forte stress. La relazione con il padre naturale del bimbo, anch’egli marocchino, sarebbe finita tempo fa e l’uomo vivrebbe in Germania.

Indagato l’attuale compagno della donna

La Procura ha aperto un fascicolo d’indagine per lesioni anche a carico dell’attuale compagno della donna che, secondo gli inquirenti, si trovava in casa al momento delle torture. La sua posizione è ora al vaglio delle autorità.

I legali della 27enne hanno chiesto che la donna venisse ammessa a un programma di recupero e di aiuto psicologico. A margine dei fatti, a suo carico non era stata emessa alcuna misura cautelare perché il bimbo era stato immediatamente affidato a una struttura protetta (dove adesso si trova in attesa di una eventuale adozione, la cui ammissibilità sarà definita dal Tribunale per i Minorenni).