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Roma, cerca di uccidere la figlia in ospedale con un’iniezione: madre 30enne in manette

Pubblicato: 25/07/2019 11:54

Avrebbe tentato di uccidere la figlia di 8 anni affetta da una malattia genetica rara iniettandole un farmaco antiepilettico, ma non ci sarebbe riuscita perché gli infermieri del Policlinico Umberto I di Roma dove la piccola era ricoverata sarebbero riusciti a riportare i parametri vitali della piccola alla normalità, salvandole la vita. Dopo lo scorso 8 maggio, quando la donna avrebbe tentato di togliere la vita a sua figlia, le indagini disposte dal pm Vittorio Pilla hanno condotto al suo arresto per tentato omicidio.

Cerca di uccidere la figlia malata con un’iniezione

Come riferisce il Corriere della sera, le immagini delle telecamere del reparto in cui la bimba era ricoverata nel Policlinico Umberto I, installate affinché in caso di attacchi epilettici i medici possano intervenire tempestivamente, sembra abbiano mostrato agli inquirenti un comportamento della madre della bambina di 8 anni che, alla luce dei fatti, si sarebbe rivelato essere sospetto.

Prima che si rendesse necessario l’intervento degli infermieri per riportare i parametri vitali della bimba nella norma, la donna di 30 anni pare avesse infilato le mani sotto il lenzuolo con cui era coperta la piccola. Pochissimi minuti dopo, la bimba sarebbe stata colpita da forti spasmi.

Gli infermieri avrebbero trovato a terra, nella stanza della bimba, diverse siringhe vuote. Gli esami sulla piccola sembra che abbiano rivelato che ha una quantità 7 volte superiore alla norma di un farmaco antiepilettico, così si sia fatto strada quindi il sospetto che possa essere stata la madre a iniettarle il medicinale. Dunque, sarebbe partita quindi dal Policlinico la segnalazione alla Procura.

L’arresto della donna

Come riporta il Corriere della sera, il gip Elvira Tamburelli ha disposto l’arresto della donna di 30 anni per tentato omicidio. Tuttavia, la madre della bimba di 8 anni si è difesa dalla pesante accusa dicendo di aver messo le mani sotto il lenzuolo al solo scopo di coccolare sua figlia e che non avrebbe avuto alcun motivo di ucciderla.

Secondo la Procura, però, la 30enne soffrirebbe della sindrome di Münchhausen, un disturbo che spinge a simulare malattie per attirare l’attenzione su di sé e che può manifestarsi anche “per procura”, soprattutto nei genitori. Il genitore che ne è affetto può spingersi a fare del male ai figli come procurargli volontariamente malattie o ferirli sempre con lo scopo di attirare attenzione su di sé. I due avvocati che difendono la donna hanno chiesto e ottenuto che si svolga un incidente probatorio per verificare se sia effettivamente affetta dalla sindrome.

Anche per quanto riguarda i valori altissimi di farmaco antiepilettico riscontrati nel sangue della bimba, per la difesa sarebbero motivati dalla malattia genetica stessa di cui è affetta che farebbe aumentare determinati valori nel suo corpo improvvisamente. In ogni caso, la donna è stata tratta in arresto all’inizio di luglio, si trova adesso nel carcere di Rebibbia, la sua difesa chiede che le vengano concessi i domiciliari.